Qualche giorno fa, durante le celebrazioni per il 67° anniversario delle lacrimazioni di Maria, a Siracusa, monsignor Lorefice aveva inviato – indirettamente – un messaggio al presidente della Regione. Parole che molti hanno considerato un’allusione rispetto alla decisione del governatore di aver imposto il divieto di transito e di sosta dei migranti sulle coste siciliane: “Davanti a Maria piangente – aveva spiegato l’arcivescovo di Palermo – non posso distrarre i miei occhi da quel calvario, simbolo di ogni calvario, che oggi si chiama mare Mediterraneo. Un calvario che li riassume tutti, che li assume tutti. Per questo noi non possiamo tacere mentre il demone del razzismo, dell’esclusione dell’altro, della politica intesa come arte della divisione e della separazione sembra prendere il sopravvento, mentre sentiamo forte il rischio che la pandemia non ci abbia insegnato nulla e che torniamo a pensare ad un mondo fratturato, tagliato in due, diviso tra gli umani e la madre Terra, tra i ricchi e i poveri, tra Nord e Sud, tra gli italiani e gli stranieri, tra i turisti e i migranti”. Negli istanti immediatamente successivi alla firma dell’ordinanza, poi impugnata di fronte al Tar dal governo nazionale, la Caritas diocesana di Palermo e l’ufficio Migrantes avevano espresso “forte preoccupazione e fermo dissenso” per il provvedimento, e parlato “dell’ennesima negazione del diritto umano alla mobilità, la via mistificante di una nuova cosciente discriminazione”.
Enrico Ciuni
in Il sabato del villaggio
“I preti stanno con Di Maio e Zingaretti”
corrado loreficenello musumeci
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