Per un’Italia che si schiera con il governo di Tripoli di Serraj (quello riconosciuto dalla comunità internazionale), ce n’è una – un’Italietta con capitale Mazara del Vallo – che stringe accordi commerciali con il generale Haftar, per evitare che i pescherecci al largo della Libia siano affondati dalle mitragliatrici dell’esercito golpista. E’ tutto vero. Il Fatto Quotidiano ha reso noto un accordo tra la Federpesca e una delle società controllate da uomini di Hafnar (si chiama Libyan Military Investment and Public Works Authority) che in cambio di diecimila euro al mese e 1,5 euro per ogni chilo di pescato consentirà ai pescatori di Mazara di addentrarsi nelle ormai pericolosissime acque della Zee (una zona economica esclusiva) che la Libia, già durante il governo di Gheddafi, nel 2005, ha esteso unilateralmente a 74 miglia dalla costa (e non più a 12). I libici si sono impossessati di una porzione del mare che non era loro e adesso all’Italia, per non subire attacchi o ritorsioni – l’altro giorno sono partiti colpi di mitraglia a 35 miglia da Bengasi, a scopo intimidatorio – tocca adeguarsi e pagare.
Si tratta di un accordo alla luce del sole, che ha persino un notaio di fiducia: la Toss, società di diritto maltese, che fornirà le licenze agli armatori (tre diverse categorie: crostacei, palangaro e pesce fresco) e provvederà a pesare il pescato proprio nell’isola dei Cavalieri. Per Federpesca si è trattato di un compromesso necessario, come ha spiegato il presidente della sezione di Mazara, Santino Adamo: “Gli armatori però saranno autorizzati al rifornimento di gasolio in Libia, dove il costo è notevolmente ridotto rispetto all’Italia. Dovevamo trovare una soluzione. Negli ultimi mesi, sulla base di alcune direttive emanate del Ministero, ho invitato i pescherecci a non andare in quelle zone ma come abbiamo visto così non è stato. Oltre al rischio fisico, bisognava pensare anche alla perdita cui andavano incontro, rischiando di volta in volta il sequestro dell’intero pescato”. Mentre Federpesca pensa a nuovi accordi di questo tipo con Tunisia ed Egitto, l’accordo col generale ribelle durerà cinque anni e consentirà la pesca per 8 mesi l’anno.