Nella maggior parte dei casi sono nomi che non vi diranno niente. Ma i muti di Palazzo d’Orleans, in questo primo scorcio di legislatura, hanno fatto parecchi danni. Il presidente Schifani sembra quasi un avventore, uno che è capitato lì per caso, incapace di riportare ordine e disciplina all’interno delle stanze dei bottoni. Gli è successo frequentemente di cadere dal pero, di perdere il contatto con la realtà, di dover approntare una reazione sul momento. Goffa, a volte. Coi burocrati, poi, ha ingaggiato un corpo a corpo impari, ex post, a mezzo stampa. Mentre gli altri non potevano difendersi (almeno pubblicamente). Coi politici è un po’ diverso: i rancori sono usciti fuori alla distanza, si sono spesso trasformati in antipatie e inimicizie. Ecco un elenco di chi poteva parlare, e non l’ha fatto.

Antonio Cono Catrini

Il dirigente generale del Dipartimento al Turismo è il perfetto agnello sacrificale per tentare di ricucire i rapporti fra Schifani e Fratelli d’Italia. Che sono riesplosi due sere fa, quando si è appresa la notizia che Cono Catrini, ormai da giorni, avesse inviato lettere di recesso, con annessi decreti, per chiedere agli operatori alberghieri di svincolare le somme assegnate dalla Regione e mai spese nell’ambito del programma SeeSicily. Forse il dirigente verrà punito perché in questo modo sono partite le ingiunzioni di pagamento nei confronti di Palazzo d’Orleans da parte gli operatori; o più probabilmente perché della cosa non avrebbe avvertito Renato Schifani, che nella nota stampa seguita al durissimo affondo di FdI, s’è detto sorpreso: “Non ero a conoscenza dei provvedimenti”. E la Amata, assessore al Turismo di Fratelli d’Italia, sapeva qualcosa? O anche lei niente? Di solito è compito dei burocrati dare forma all’indirizzo politico. Ma forse questo governo non ha mai avuto un indirizzo politico, e quindi diventa tutto un po’ più anarchico.

Calogero Franco Fazio

C’è la firma dell’ex direttore generale al Turismo sul decreto n.3964 del 30 dicembre ‘22 in cui si approva la convenzione con Rcs Group di Urbano Cairo, per la somma di poco inferiore ai due milioni, che prevede oltre all’organizzazione del Giro di Sicilia anche la seconda edizione della “Palermo Sport Tourism Arena”. Il classico affidamento senza gara di cui Schifani, anche stavolta, non viene informato. Tanto che lo annullerà qualche giorno fa (grazie a quel “diavolo” d’un Cono Catrini, che stavolta torna utile eccome). Ma la firma di Fazio, assieme a quella del presidente della Sicilia Film Commission, Nicola Tarantino, compare anche su un altro atto di enorme importanza: quello che lo stesso giorno di Cairo, il maledetto 30 dicembre, decreta un affidamento diretto alla Absolute Blue, società lussemburghese “amica”, per la realizzazione della seconda edizione dello shooting “Sicily, Woman and Cinema” al Festival di Cannes. Valore dell’operazione: 3,7 milioni di euro. Anche stavolta il governatore cade dalle nuvole e a gennaio, quando scoppia lo scandalo, prima addita Scarpinato, assessore pro-tempore al Turismo, infine ritira il provvedimento (su indicazione dell’Avvocatura generale: anche in quel caso c’è una violazione del Codice degli Appalti).

Paolo Luparello

E’ il dirigente responsabile dell’Area Affari generali che il 7 dicembre 2022 firma la liquidazione di una parcella di poco inferiore a 5 milioni nei confronti degli avvocati Pier Carmelo Russo e Francesco Stallone, a seguito di una scrittura privata con cui l’Ufficio legislativo e legale della Regione. Il quale, rappresentato dal dirigente in servizio Loredana Celebre, aveva approvato la determinazione dei compensi professionali nei confronti dei due avvocati (di cui uno, Russo, ex assessore all’Energia) per aver difeso l’Ente nella battaglia contro le ditte che si erano viste revocare l’appalto per i quattro termovalorizzatori. A Schifani prende un colpo. Così, di getto, adotta un’immediata contromisura: “In relazione alla notizia della liquidazione di circa 3,5 milioni di euro all’ex assessore regionale Pier Carmelo Russo per il pagamento di attività professionali svolte nei confronti della Regione Siciliana, gli uffici della Presidenza precisano che trattasi di una decisione non adottata dalla giunta di governo in carica”. E da chi, allora? “Appresa la notizia – prosegue l’appunto della Regione – il presidente Renato Schifani ha chiesto immediatamente la trasmissione degli atti per poter effettuare un approfondito esame della vicenda in tutti i suoi risvolti”. Si arriverà a bloccare tutto.

Gaetano Sciacca

Il Direttore ad interim del Dipartimento Energia, alla fine di gennaio, fa partire una lettera indirizzata all’assessore al ramo, Roberto Di Mauro, per imporre una riflessione sull’opportunità di realizzare i grandi impianti di energia rinnovabile sul territorio regionale. Il risultato è la paralisi delle procedure autorizzative. Schifani, non è uno scherzo, lo apprende dalla stampa. E si scatena: prima definisce il contenuto della lettera “inqualificabile”, poi convoca il “carbonaro” Di Mauro per capire se l’esponente autonomista condivide “la linea politica del governo su questi temi perché ci aspettano anni di intenso lavoro e che toccano elementi di sviluppo e crescita della Sicilia”. Secondo il governatore, Sciacca ha assunto decisioni che non gli competono: “Le richieste di investimento – spiegò Schifani a proposito degli impianti rinnovabili – sono caratterizzate da una procedura che prima passa dall’assessorato Ambiente e dalla soprintendenza, quindi dalla Cts (…) Sono temi di natura ambientale sui quali” l’assessorato all’Energia “non è chiamato a pronunciarsi. E’ totalmente fuori luogo e fuori contesto”. Fine dell’amore. Anche con l’assessore del Mpa, sempre molto cauto sul fronte inceneritori, il feeling non è mai sbocciato.

Francesco Scarpinato

Quella foto con Cateno De Luca, due settimane fa, è stata peggio di una coltellata. Ha sancito un asse istituzionale con il sindaco di Taormina, nella lettura di tanti; ma per troppi, fra cui Schifani, ha rappresentato un indicibile sgarbo. Di cui, ovviamente, non era a conoscenza. “Chi sei tu per trattare col mio peggior nemico?”. Suonava più o meno così la reazione di governatore, che ha cominciato a sgomitare per farlo fuori. Ma ha dovuto (ri)fare i conti con Fratelli d’Italia, finendo per rassegnarsi. Stavolta, però, non ha ceduto l’intera posta in palio. Scarpinato ha dovuto discolparsi: “Non ho mai ricevuto minacce dal presidente Schifani, con il quale stiamo lavorando in piena sintonia e totale sinergia per il bene della Sicilia. Al sindaco Cateno De Luca, fin dal nostro primo incontro, ho dato piena disponibilità a lavorare a un protocollo che contempli le esigenze relative a questioni attinenti l’ordine pubblico e il decoro urbano, con particolare riferimento allo smaltimento dei rifiuti”. Non si sarebbe parlato di soldi, quelli che Scateno chiede per lasciare aperta la via d’accesso al Teatro Antico, bene gestito dalla Regione.

Gaetano Galvagno

L’ultimo iscritto nel catalogo dei muti di Palazzo d’Orleans, e finito nella black list dei “nemici” del governatore, è proprio lui: il presidente del parlamento siciliano. “Non avendo la certezza di poter dirimere le questioni subito, capita sovente di dialogare con le altre forze politiche e si sono trovate delle sinergie”, ha ammesso Galvagno a ‘La Sicilia’, confermando l’intesa “segreta” con De Luca a margine dell’ultima seduta d’aula dove si discuteva la manovra correttiva. L’accordo per presentare un emendamento che consentisse ai Comuni come Taormina (quelli che ospitano parchi archeologici) di garantirsi il 20% dello sbigliettamento dei grandi eventi, ha visto un altro cerimoniere d’eccezione: Marco Falcone. Che poche ore dopo s’è visto sfilare la delega alla Programmazione dei Fondi UE. A Galvagno, invece, nessuno può togliere nulla. Al massimo la confidenza di trattare in prima persona le questioni inerenti l’Ars: Schifani ha nominato al suo posto Luca Sammartino, promosso al ruolo di “badante”. Galvagno da questo momento saprà a chi non rivolgersi.