Nello spazio di cui forse c’era bisogno, Far West, lunedì si tornerà a parlare di una verità necessaria: che fine ha fatto l’agenda rossa di Paolo Borsellino? Cosa si cela dietro la sua morte? La prima ricostruzione di Via d’Amelio, tentata da Salvo Sottile due settimane fa, ha riscontrato l’apprezzamento del grande pubblico, che infatti l’ha premiato con il 4,7% di share e 800 mila spettatori, ma anche di alcuni addetti ai lavori come Aldo Grasso, che sul “Corriere” ha sottolineato il valore della ricerca: “Sottile e i suoi giovani inviati hanno tentato di ricostruire un puzzle complicatissimo, fatto di tradimenti, «corvi», poteri oscuri: tutti intrecciati attorno al dossier «mafia-appalti» e tutti concausa probabile della morte di Falcone e Borsellino (…) È sconvolgente scoprire che Borsellino incontrò segretamente, fuori dalla Procura, a fine giugno 1992, gli ufficiali del Ros Mori (il generale dei carabinieri che ha subito un ingiusto calvario giudiziario) e De Donno per approfondire i contenuti di un dossier sulla gestione degli appalti che da tempo giaceva tra la polvere”.
E se c’è ancora del dubbio, o della sorpresa, attorno a un’inchiesta trentennale, di cui Sottile si rivelò seguace cronista anche ai tempi, vuol dire che l’inchiesta è viva, i giornalisti bravi, il racconto pregnante e serio. “E’ tosto, non fa sconti, è un Sottile che è tornato a fare il giornalista al quadrato, molto tosto e molto serio – dice Massimo Bernardini, conduttore di Tv Talk, in un’intervista a Mow Mag -. Non ci sono distrazioni, ma contenuti di livello che sono fatti da giornalisti di livello, da colleghi bravi e lui in studio ha sempre ottimi ospiti, di alta caratura. È quindi un programma che scommette alto”.
Ed è lo stesso Salvo, in una chiacchierata con Repubblica, a riaffermare la potenza di un linguaggio che spesso, altrove, finisce soppiantato dalle urla. Il suo Far West, su Rai 3, non ha la pretesa di essere l’unico programma d’inchiesta e di ricerca della verità. Tuttavia nasce dalla consapevolezza che “sul cellulare abbiamo tutte le notizie, a tutte le ore; c’è una grande offerta sulle piattaforme. Per stare dalla parte degli spettatori, devi portarli dentro le storie. L’idea che abbiamo avuto con Simona Ercolani – spiega Sottile – è di fare le inchieste in diretta con le testimonianze in studio, un programma non urlato dove ognuno può parlare con calma. È una sfida difficile”. Sul perché sia difficile vale un ragionamento di Bernardini: “Rai 3 ha perso prodotti decisivi per la sua identità e per il suo pubblico, per cui Sottile è molto importante che funzioni, perché vuol dire che il pubblico trova di nuovo un prodotto all’altezza delle sue richieste”.
Il conduttore e giornalista palermitano non ha mai avuto paura dell’ignoto. Il suo ultimo prime time, sulla terza rete, si chiamava Prima dell’Alba, era costruito di notte. Poi è passato a un altro stile, che gli ha dato soddisfazioni in termini d’ascolto e di carriera: “Sono uscito dalla comfort zone, avrei potuto fare I fatti vostri per i prossimi 40 anni, uguale a me stesso”. E invece no. Ancora una volta è servito osare: “Le cose nuove fanno fatica, vuoi perché non hanno incontrato il favore del pubblico, vuoi perché con la digitalizzazione è cambiato tutto. Ma amo le sfide, ho 50 anni” e “una squadra di giovani inviati molto motivati (…) Vogliamo approfondire una storia con uno sguardo laterale, raccontandola in modo diverso”. Finora c’è riuscito, ne avrà per 21 puntate. Lunedì si torna in scena.