La prima cosa alla quale con Salvo Palazzolo abbiamo pensato è stata: dobbiamo essere credibili pur narrando una storia incredibile. Perché i misteri delle stragi Falcone e Borsellino sono inestricabili e difficilmente circoscrivibili. Pensate al depistaggio per l’eccidio di via d’Amelio per il quale, al momento, si addossa tutta la colpa a un morto, Arnaldo La Barbera. O ai trucchi e pasticci dei servizi segreti spesso archiviati come semplici coincidenze.
La nostra scelta è stata dunque quella di rispettare il patto di verità con lo spettatore nel modo più semplice e diretto: mostrandogli la prova di ogni affermazione.
Per questo il 23 maggio prossimo, sul palcoscenico del Teatro Massimo di Palermo, per la nostra opera inchiesta ci sarà anche un maxischermo. Narrato da Gigi Borruso, con le musiche di Marco Betta, Fabio Lannino, Diego Spitaleri, la regia di Alberto Cavallotti, le suggestioni video di Antonio Di Giovanni e Davide Vallone e la documentazione fotografica di Franco Lannino, “I traditori” è un format secondo noi innovativo: dove lo trovate un teatro d’opera (nello specifico il più grande d’Italia) che si dedica a un’inchiesta così complessa e scottante?
Cercheremo di ricostruire sul palco una storia in cui ci sono troppe domande e nessuna risposta. Dai pizzini criptati di Provenzano, a una traccia che porta alla cassaforte di Vito Ciancimino, dai sospetti di Riina a certe preveggenze investigative che hanno del sovrannaturale, questa non è archeologia giudiziaria. È cronaca scottante. Perché nulla è più attuale e urgente di un crimine non punito.