Per bussare al cuore di Renato Schifani e accreditarsi come eminenza grigia del nuovo governo regionale, il multicasacca Gaetano Armao, per cinque anni assessore plenipotenziario del Bilancio, ha scritto un twitter nel quale fa un fulmineo ritratto del suo impegno politico: “Cinque anni di lavoro per la Sicilia, passione, confronto con Stato e Ue, insularità, risanamento finanziario per restituire credibilità ed autorevolezza all’autonomia della Regione Sicilia. Buon lavoro Presidente Renato Schifani”. Non so quale valore darà il neo governatore alla lenza che l’ex assessore gli lancia con ossessiva insistenza e con l’ovvia speranza di non uscire comunque dal giro. Passi per la sua passione e per l’insularità, cosuzze da metafisica. Per quanto riguarda il resto però una cosa è certa: che è ancora troppo presto per parlare di risanamento finanziario. Prima di aggiudicarsi il merito di avere lasciato le carte in regola sarebbe giusto e anche opportuno che Armao aspettasse il pronunciamento della Corte dei Conti, l’unica autorizzata a stabilire se le entrate e le uscite della Regione “sono conformi alle scritture”.
Dalla magistratura contabile non arrivano segnali incoraggianti. Intanto non sono stati definiti i rendiconti sugli ultimi due anni e questa è già una lacuna da colmare. E non sono per niente da sottovalutare gli altri rilievi che i giudici stanno mettendo a punto dopo avere esaminato con attenzione numerose poste di bilancio. Soprattutto quelle relative alle società partecipate. Stando a indiscrezioni di ottima fonte ma ancora tutte da verificare ci sarebbe un focus su Sicilia Digitale, un secondo focus sulla liquidazione dell’Ente Minerario e una rivisitazione, chiamiamola così, dei meccanismi che hanno consentito a Ezio Bigotti, un avventuriero piemontese, di realizzare un censimento fasullo per conto di Sicilia Patrimonio Immobiliare e di incassare dalla Regione oltre cento milioni puntualmente trasferiti in un paradiso fiscale.
All’epoca dei fatti – parliamo di almeno dieci anni fa – l’avvocato Armao era consulente di Bigotti. Sulla liquidazione dell’Ente Minerario invece ha operato addirittura da vice presidente della Regione: con una delibera approvata nel febbraio del 2018, in assenza del presidente Musumeci, ha destituito la liquidatrice nominata nel 1999, Rosalba Alessi, e ha messo al suo posto – delibera numero 92 – la signora Anna Lo Cascio, dipendente dell’assessorato. La quale, manco a dirlo, è inciampata in un brutto incidente di percorso ancora tutto da chiarire: aveva tentato di trasferire a Londra venti milioni dell’ente ma la delibera è stata bloccata in extremis da una funzionaria del dipartimento delle Partecipate che non ci ha visto chiaro. La Corte dei Conti vuole capire, va da sé, cosa è successo esattamente. Un altro dossier che scotta è quello relativo all’Azienda Siciliana Trasporti sulla quale c’è già una pesantissima inchiesta della magistratura penale.
Nel twitter autobiografico con il quale l’ex assessore tenta di aprire il cuore di Renato Schifani manca anche un altro dettaglio: che il governo Musumeci, grazie ad Armao, non ha mai varato una Finanziaria nei tempi naturali. Ha sempre e puntualmente fatto ricorso all’esercizio provvisorio, imponendo così alla Regione ritardi nella spesa e alla tribolata Sicilia un supplemento di pena.