I capogiri di Musumeci

Antonello Cracolici, deputato regionale del Pd, rivendica alcuni successi ottenuti da assessore col governo Crocetta

La corsa affannata alla ricerca di una maggioranza (col tentativo di aprire un asse coi grillini sui rifiuti). Il tentativo di scuotere il Parlamento, e Forza Italia, lanciando un ultimatum: “Riforme o tutti a casa”. Non sono giorni facili né banali per Nello Musumeci e il suo governo che, dopo l’approvazione della legge Finanziaria, si sono incagliati sul disegno di legge stralcio – il cosiddetto “collegato” – che dovrebbe garantire al parlamentino siciliano l’approvazione di una serie di riforme: come l’abolizione di Esa (l’ente per lo sviluppo agricolo) e la fusione di Crias e Ircac in un unico polo per il credito agevolato. Ma i numeri mancano: a far saltare il banco è stata Forza Italia, che ha di fatto riaperto una falla grossa così all’interno della maggioranza di governo. Nuovo stop, riforme niente. Una sola legge approvata nei primi sette mesi di legislatura.

Il piatto piange e lo stallo è evidente: “Il “collegato” è l’epilogo di una grande confusione, di un governo che non ha un metodo per affrontare i passaggi in aula”. A dirlo è Antonello Cracolici, che di dinamiche parlamentari se ne intende data la sua lunga militanza all’Ars. Dai banchi del Pd assiste alla scenetta con sentimento quasi ripugnante: “Se uno annuncia le riforme – sostiene Cracolici – deve presentarsi in aula con dei testi che spieghino cosa vuoi fare e cosa vuoi modificare. Invece il governo si serve di “leggi marmellata”, in cui utilizza il sistema della legge omnibus, un contenitore, per annunciare riforme che non si faranno mai. Molte di esse – aggiunge l’onorevole – sono scritte in modo superficiale. Prendete l’Esa: si dice di abolirlo, ma Musumeci e i suoi ricordano che questo ente gestisce un fondo di rotazione di svariate migliaia di euro da ormai 50 anni? E perché nella proposta di riforma non si fa riferimento alle salvaguardie delle persone che ci lavorano o ci hanno lavorato? O dei servizi che dovrebbero essere comunque garantiti da altri soggetti?”.

“Il governo è nato da una narrazione che continua ad essere fasulla – prosegue Cracolici nella sua analisi –. All’inizio dicevano che tutto ciò che c’era stato prima era un disastro. Ma otto mesi più tardi non sanno ancora cosa fare del dopo. Quando costruisci la tua identità su una narrazione fasulla, tutte le contraddizioni vengono fuori. Vale anche per la fusione di Ircac e Crias, che inizialmente doveva comprendere anche Irfis. Attenzione, io non ho nulla in contrario a una riorganizzazione del sistema del credito agevolato in Sicilia, ma dire che l’idea di accorpare gli enti nasca dall’esigenza di semplificare gli organi amministrativi è una considerazione che non regge. Parliamo di enti commissariati da più di 20 anni, il numero dei componenti dei consigli d’amministrazione è già stato abbattuto, e di parecchio”.

Musumeci in queste ore, partendo dalla questione rifiuti, cerca una sponda nel Movimento 5 Stelle. Il Partito Democratico, invece, se ne sta lì a guardare e difficilmente offrirà una stampella: “Il governatore manifesta grande debolezza e il video postato su Facebook suona come un ricatto alla sua maggioranza – annota Cracolici –. Da parte nostra, non ci sentiamo per nulla intimoriti dall’idea di tornarcene a casa. Il nodo è che il governo non ha ancora prodotto, dopo otto mesi, una strategia di riforme. I rifiuti? Anche qui si rischia di affrontare il problema dai piedi e non dalla testa: ci sono ordinanze che si contraddicono e manca una pianificazione seria. Si agisce sempre nell’emergenza. Credo che ognuno di noi, indifferentemente dal ruolo ricoperto, ha interesse affinché l’immondizia sia rimossa dalle strade. Ma per chiedere aiuto alle altre forze politiche bisogna aver bene chiaro in testa cosa fare. Spero che Musumeci si interroghi: ha o no le idee chiare per fare il presidente di questa Regione? A me non sembra”.

Fra le spine di questo avvio di legislatura c’è anche Gaetano Armao, finito nell’occhio del ciclone (e del Fisco) per il mancato pagamento di 22 cartelle esattoriali a Riscossione Sicilia, come riportato da Repubblica. Il debito maturato col Fisco siciliano si aggira sulle 300mila euro. La cosa davvero curiosa è che Riscossione Sicilia è una spa che dipende dal suo assessorato, quello al Bilancio. Cracolici, però, rifugge dal tema del conflitto d’interessi: “La vera questione è un’altra: da quando è assessore, Armao non sta svolgendo la sua funzione per dare un futuro a Riscossione. Avrebbe un compito – quello di vigilare – e non lo sta svolgendo. Questo mi preoccupa più dei suoi debiti col Fisco”. La maggioranza è sfilacciata e la luna di miele, per Cracolici, è già finita: “In realtà è durata soltanto la notte del voto. Dall’indomani Musumeci e la sua squadra vivono in uno stato confusionale. Il paradosso è questa situazione si è creata nei primissimi mesi di governo. Di solito i malumori sorgono dopo un paio d’anni. Così è davvero troppo”.

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