Un peschereccio della flotta di Mazara del Vallo, il “Michele Giacalone”, è stato assaltato da una decina di pescherecci turchi mentre si trovava in acque internazionali, tra la Siria e la Turchia, a 27 miglia dalla costa. La notizia è stata confermata all’ANSA dall’armatore Luciano Giacalone, che si è recato in Capitaneria di Porto per denunciare il lancio di pietre e altri oggetti contro il peschereccio mazarese. Ma l’azione di disturbo, come racconta a Repubblica lo stesso Giacalone, sarebbe andata oltre: “La nostra barca il 3 maggio era stata assaltata dai miliziani al largo di Bengasi. È la barca in cui si vedono i soldati libici salire a bordo… Il comandante aveva deciso di andare via dalla Libia, di spostarsi verso la Grecia, ma dopo un giorno di pesca poco fruttuosa ha deciso di andare a Nord-Est di Cipro per la pesca del gambero rosso. Lì questa mattina 10 pescherecci turchi hanno iniziato a tagliargli la rotta, lo hanno costretto a tirare su le reti, poi gli hanno lanciato pietre e alla fine hanno speronato l’imbarcazione”.
Ad evitare il peggio è stato l’intervento della fregata della Marina ‘Margottini’, impegnata nell’operazione Nato ‘Sea Guardian’ a 35 miglia a sud, che ha inviato un proprio elicottero in area. “L’Unione Europea ci dica, una volta e per tutte, dove dobbiamo andare a pescare. Siamo rovinati”, dice l’armatore. Giunge un appello anche da parte di Mimmo Asaro, presidente di Federpesca a Mazara del Vallo: “È una situazione oramai insostenibile. Chi di dovere affronti la questione della sicurezza in mare per noi pescatori”.
Una delegazione, tra cui Giuseppe Giacalone (il comandante del peschereccio Aliseo, che nei giorni scorsi è rimasto ferito dopo l’aggressione a colpi di arma da fuoco da parte dei libici), è stata ricevuta ieri a palazzo dei Normanni dal presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché. Presente pure l’assessore alla Pesca, Toni Scilla. “Per l’ennesima volta – ha affermato Miccichè – siamo costretti a discutere del problema della pesca nel Mediterraneo di cui sono vittime le flotte siciliane fatte oggetto di continue aggressioni da parte delle autorità libiche, addirittura con colpi di arma da fuoco e sassaiole. La situazione non è più sostenibile e siccome entro il prossimo mese di luglio l’Italia dovrà rinnovare la missione con la Libia, nella quale il nostro Paese dovrebbe dargli qualcosa come 60 milioni di euro, nessuno si permetta – ha concluso il presidente dell’Ars – di firmare accordi con la Libia se prima non si risolve definitivamente il problema dei nostri pescatori”.