Patronaggio: “Chiudere la rotta tunisina”

“Il fenomeno dell’immigrazione clandestina di queste ultime settimane ha riguardato quasi esclusivamente cittadini tunisini, che con grossi barconi da pesca hanno di fatto accompagnato, in modo affidabile e sicuro, loro connazionali a Lampedusa o addirittura fino sulle coste agrigentine”. Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha il quadro chiaro. Conosce da vicino le dinamiche degli sbarchi, se n’è occupato negli anni, e adesso, in un’intervista al Giornale di Sicilia, offre una lettura dettagliata di ciò che sta avvenendo nel Mediterraneo nelle ultime settimane.

Chiusa per il momento la rotta libica – lunedì notte tre persone, riportate a terra dopo un tentativo di fuga, sono state ammazzate durante un conflitto a fuoco – rimane la Tunisia, dove (non a caso) la ministra Lamorgese si è recata qualche giorno fa per chiedere rassicurazioni e un maggiore controllo delle frontiere marittime al presidente della Repubblica Kais Saied. “Talvolta sui barconi tunisini sono stati imbarcati anche subsahariani o bengalesi – spiega Patronaggio -. La rotta tunisina ha delle peculiarità che la differenziano da quella libica che, al momento, è frenata dalla locale guardia costiera. E’ utilizzata da cittadini che non fuggono da situazioni di persecuzione politica o razziale ma che cercano in Italia solamente migliori condizioni di vita e di lavoro. E’ un tipo di immigrazione che probabilmente potrebbe essere arginata o regolamentata con successo” .

Patronaggio individua la soluzione in “accordi politici internazionali bilaterali o multilaterali con Tunisi. Riteniamo, sulla scorta delle conoscenze processuali acquisite, che non è complesso identificare gli organizzatori di questi traffici e le loro basi logistiche e predisporre conseguentemente efficaci servizi di prevenzione e controllo”. Lampedusa, ma anche Porto Empedocle, Pozzallo e altre città di frontiera si stanno trovando a gestire un “traffico” di migranti decisamente sopra gli standard abituali: “Il numero abnorme di immigrati potrebbe fare emergere situazioni di illegalità, atti di violenza che impongono a quest’ufficio una vigilanza e un controllo non comuni”, ha concluso il procuratore.

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