Roma-Palermo, asse di fuoco

Un incendio dell'estate scorsa alle porte di Palermo. L'Isola ha ripreso a bruciare, soprattutto in provincia di Enna

Roma ha negato alla Sicilia lo stato di emergenza nazionale per gli incendi del luglio scorso che hanno causato sei vittime e 150 milioni di euro di danni a case, boschi, attività produttive e infrastrutture. Lo scrive l’edizione palermitana di Repubblica. La conferma arriva anche dal deputato di Sud chiama Nord, Ismaele La Vardera: “La beffa – scrive il braccio destro di Cateno De Luca – è che la risposta arriva dalla Protezione Civile che fa riferimento proprio a Nello Musumeci, ex governatore siciliano. Una bocciatura allucinante che dimostra come lo stesso Governo si sia lavato le mani e abbia lasciato sola la Sicilia. Come risponde Schifani a questo documento che isola ancora di più il suo Governo e che dimostra come Roma abbandoni la Sicilia?”.

Lo stesso La Vardera ricostruisce il caso: “In questa finanziaria rivendico di aver inserito la mia quota di 300 mila euro per chi ha subito danni e ha perso tutto, e solo allora il Governo capendo che non poteva non fare nulla ha aggiunto 2,7 milioni di euro. Troppi pochi per arrivare ad aiutare tutti, solo con l’Intervento di Roma si potevano ristorare tutte quelle famiglie che hanno perso la loro casa, e che da mesi non hanno più nulla”. Si potevano. A quanto pare non avverrà.

“Sulla base della documentazione fornita e degli esiti dei sopralluoghi tecnici – scrive il capo della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio – pur riscontrando numerose situazioni di disagio, prevalentemente temporanee, e di puntuali danneggiamenti, si è valutato che gli eventi non siano stati tali da giustificare l’adozione di misure che trascendono le capacità operative e finanziarie degli enti competenti in via ordinaria”. Dallo staff di Musumeci scaricano le responsabilità sul dipartimento: “Non è una valutazione politica ma esclusivamente tecnica”.

Dopo il clamoroso scippo dei fondi Fsc per destinare le risorse alla realizzazione del Ponte, ecco la nuova beffa. Il capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, parla di “una decisione ingiusta basata su formalismi. La documentazione fornita è molto più sostanziosa rispetto al 2021 quando l’Isola, assieme ad altre Regioni, chiese e ottenne i ristori per gli incendi”.

Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani non nasconde il proprio disappunto: “Uno Stato che nega ai cittadini il risarcimento di un danno di pubblico dominio, subito per colpe o eventi altrui, e lo fa sulla base di cavilli procedurali non applicati prima, non è lo Stato in cui mi riconosco. Uno Stato che viene meno al principio della leale collaborazione dei suoi vari livelli, così come previsto dall’articolo 120 della Costituzione, non è lo Stato in cui mi riconosco”.

“Contrasteremo – prosegue Schifani – questo ingiusto provvedimento in ogni sede amministrativa, giudiziaria, istituzionale e politica. Ma assicuro i siciliani danneggiati dagli incendi estivi che se lo Stato centrale li vorrà abbandonare, non lo farà la Regione da me guidata, perché la tutela della collettività di un popolo e la sua tenuta sociale costituiscono un principio sacro e irrinunciabile. Mi accingo a convocare per la giornata di domani una seduta straordinaria della giunta di governo per le determinazioni del caso”.

Musumeci, assediato anche dalle opposizioni, riprende fiato sui social: “Ho convocato per mercoledì a Roma i direttori dei dipartimenti della Protezione civile nazionale e regionale per un riesame della pratica relativa agli incendi estivi in Sicilia, nel tentativo di trovare una possibile soluzione. I due direttori, Fabrizio Curcio e Salvo Cocina, già da agosto si confrontano sul tema, ma senza trovare una intesa – mi riferiscono gli uffici romani – per carenza di documentazione da parte della Regione. Diverso invece il discorso sulle altre calamità: solo nel 2023, infatti, all’Isola sono state destinate da Roma risorse per circa 94 milioni di euro. Il difetto sta nella relativa norma del Codice di Protezione civile, che va rivista, assieme ad altri adeguamenti. Ci stiamo lavorando e presto la cambieremo”.

Paolo Cesareo :

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