Gli effetti del disastro Orlando

Fabrizio Ferrandelli, consigliere comunale di +Europa, è il leader dell'opposizione a Palazzo delle Aquile

La maggioranza di Orlando è impazzita come accade, talvolta, con la maionese. E il sindaco, che è un abile maître, ma non si è mai speso troppo in cucina, rischia di non venirne più a capo. Gli ultimi accadimenti dell’anno, con l’approvazione di un bilancio deciso dall’esterno (cioè dall’opposizione) e l’autosospensione dell’assessore di maggior peso, Giusto Catania, rischiano di mandarlo fuori strada. Il “professore” sta provando a ricucire una situazione ingestibile, dove l’intifada fra renziani e comunisti ha dato il via, con diciotto mesi d’anticipo, a un balletto che porterà dritto alle Amministrative. Ma fino ad allora che ne sarà di Palermo?

Fabrizio Ferrandelli, che di Orlando conosce pregi e difetti per averlo sfidato più di tutti, teme che la città sia di fronte a un vicolo cieco: “Siamo destinati alla palude – esordisce il consigliere di Più Europa -. La stessa palude contro cui Orlando nel 2017 ha fatto campagna elettorale, sostenendo che la mia vitalità e la mia freschezza avessero determinato un’aria insalubre. I palermitani, invece, stanno sperimentando che le sabbie mobili appartengono al sindaco e alla sua amministrazione”.

Lei cosa farà? Si limiterà ad osservare?

“Cercherò di limitare i danni in maniera intelligente, così com’è avvenuto in Consiglio comunale, nel giorno di San Silvestro: grazie a un emendamento abbiamo impedito che i palermitani si indebitassero per altri 20 milioni. So che non è una soluzione definitiva, ma di più non posso fare”.

Bloccando quel mutuo, avete ritardato un investimento che l’Amministrazione ritiene prioritario: cioè il trasporto sostenibile attraverso i tram.

“Io non ho mai fatto mistero di preferire una mobilità alternativa: fra metropolitana e tram, scelgo la prima. Il problema di Palermo è il traffico in superficie: realizzare nuove linee tranviarie rischia di appesantire il carico urbano. Fermo restando che quelle incomplete vanno completate, la questione è un’altra: cioè la sostenibilità economica dell’opera. Siamo così sicuri di voler indebitare le prossime generazioni con un investimento di questo tipo? Fare un mutuo significa questo…”.

E allora cosa propone?

“Con la stessa somma (il mutuo è di 21 milioni, l’investimento supera i 40) sarebbe più intelligente e corretto acquistare trecento autobus ecologici. Ottieni lo stesso risultato “green”, non devi aspettare gli scavi e i tempi di realizzazione dell’infrastruttura, fra gli 8 e i 10 anni, e li può fare circolare da subito. E se un domani la portata del traffico dovesse variare, non devi scassare la città. Puoi semplicemente modificare il tragitto. Ecco perché mi pare una soluzione più economica, sostenibile e immediata. Di buonsenso”.

Qual è il significato politico dell’autosospensione di Catania?

“Sarebbero servite le dimissioni, autosospendersi è inutile. Mi sembra la manovra di chi è attaccato maledettamente alla propria posizione di potere e, grazie ai propri consiglieri, vuole esercitare un ricatto nei confronti dell’Amministrazione. Detto questo, quello dell’altra sera in Consiglio comunale non è il primo segnale di non condivisione delle scelte politiche dell’assessore alla Viabilità. Ad agosto avevamo votato all’unanimità una mozione per sospendere la Ztl. Di fronte a questi elementi, sarebbe stato più corretto tirare i remi in barca e dichiarare conclusa l’esperienza politica, iniziando a guardare altrove. Ma il richiamo delle poltrone si conferma più forte di tutto il resto”.

Al di là della mancata condivisione delle scelte, la guerriglia fra renziani e Sinistra Comune rappresenta un momento di strategia?

“Credo sia il richiamo delle prossime elezioni. Forze politiche che hanno condiviso lo sfacelo di questa amministrazione, rendendosi conto di non avere più riscontro nella società e di dover passare nuovamente dal giudizio degli elettori, provano tardivamente ad aggiustare il tiro. Meglio tardi che mai. Anche all’interno della maggioranza, finalmente, è chiaro che il futuro di Palermo passa da una grande discontinuità rispetto alle politiche fin qui adottate”.

La mozione di sfiducia al sindaco, che due mesi fa è stata bocciata dall’aula e della maggioranza, resta un’occasione persa?

“Il motivo per cui non hanno sfiduciato Orlando è il solito richiamo delle poltrone. Avremmo potuto chiudere bene il 2020 e aprire, da subito, una nuova fase. Invece il mio timore è che ci trascineremo con lo stallo fino al termine della legislatura”.

Come esce Orlando dalla batosta in Consiglio?

“Ammaccatissimo, isolato, abbandonato. E’ rimasto in aula con pochi uomini della sua giunta. Ha dovuto subire l’onda delle proposte dell’opposizione fingendo, talvolta, di condividerle. E’ come un pugile che sul ring ha dimostrato di avere delle qualità, che ormai incassa di continuo. Un pugile suonato. E’ il primo spettatore dello sfaldamento della sua Amministrazione”.

Secondo lei è scongiurato l’aumento della tassa sui rifiuti? L’ultimo piano economico-finanziario prevede extracosti per 35 milioni. Tanto che si ipotizza un aumento del 27% in bolletta.

“E’ tutt’altro che scongiurato. L’incapacità gestionale di Orlando, secondo me, verrà scaricata ancora una volta sui palermitani. E’ il tema della culpa in vigilando… Stanno lì da otto anni ma non riescono a risolvere i problemi. Il sindaco, che è molto bravo nelle battaglie di facciata, non ha mai piazzato le tende sotto palazzo d’Orleans per protestare sui ritardi della settima vasca (andata in gara qualche giorno fa, ndr). Inoltre, anche le inefficienze di Rap sono legate al socio unico, cioè il Comune di Palermo. Si commettono troppi errori di progettazione e visione, l’ultimo dei quali è mandare i rifiuti all’estero”.

Rap, la società della nettezza urbana, ha le sue colpe?

“Sembra la prosecuzione di Amia. Rispetto al piano industriale e alla dotazione economica del Comune, poteva fare qualcosa di diverso. Ad esempio, aprire a processi di modernizzazione per lo smaltimento. Ora la situazione è irreversibile, e non dipende solo da Rap. Ma da una totale assenza di governance”.

Si avvicinano le Amministrative. Lei, lanciando la sua lista civica, aveva dichiarato di non vedere troppi Mandrake in giro. Lagalla, Romano, Armao, Giambrone: qualcuno la ispira?

“Sono nomi che sento da quindici anni, da quando faccio politica. Ma il tema, per quanto mi riguarda, non è il nome. Bensì la progettualità, la condivisione, l’agibilità politica. Io contribuirò al futuro di Palermo con una lista civica, selezionando gli interpreti. Non so se farò l’allenatore, il regista, l’attaccante… La cosa che mi interessa di più è consegnare alla città uomini e donne capaci di interpretare i punti programmatici che sono chiari e ancora attuali”.

Andrà in coalizione con qualcuno?

“La situazione è fluida, non so quale potrà essere la nuova coalizione. Ma donerò a Palermo il mio impegno, la mia passione e la mia visione. Senza dire “io”. In passato l’ho detto tante volte, proponendomi in prima persona. La mia maturità, il travaglio di questi anni e la conoscenza della macchina amministrativa, ha fatto maturare in me la voglia del ‘noi’”.

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