“La preoccupazione è enorme, non soltanto per gli effetti devastanti dell’azione militare, ma anche per le ricadute economiche che le sanzioni determineranno nell’attività di molti settori imprenditoriali che stavano ricominciando a marciare”. Il presidente di Sicindustria, Gregory Bongiorno, traccia un primo bilancio a poche ore dall’avvio del conflitto in Ucraina. Anche i rapporti commerciali con la Sicilia, che dalla Russia importa soprattutto gas (per due miliardi), oltre a legno e carta per la stampa, potrebbero incrinarsi. Rallentando anche l’export, che oggi vale la bellezza di 18 milioni di euro, con un incremento del 76% nel 2021. Anche in Ucraina, oggi assediata dai missili, l’export siciliano va forte: vale 52 milioni, con un incremento del 615% nell’ultimo anno. Dover rinunciare a tanto significa mandare al macero numerose imprese che coi russi e gli ucraini hanno un collegamento diretto. Come nel caso della Corso Legnami di Calatafimi Segesta, un’azienda specializzata nella produzione di legnami e imballaggi per l’agricoltura. Come ha raccontato a Repubblica il patron Angelo Corso, “abbiamo già ricevuto dai fornitori russi la richiesta di pagare il materiale prima della spedizione: una pretesa inaccettabile. Noi importiamo il 50 per cento del legno dalla Russia e i prezzi erano già saliti. Adesso abbiamo già dovuto rallentare la produzione”.

I dati Istat elaborati dalla Sace – Servizi assicurativi e finanziari per le imprese – tracciano la mappa dei settori più a rischio. Per l’export con la Russia il settore chimico pesa per 5,8 milioni, quello di alimentari e bevande 4,8 milioni. Poi i prodotti in metallo, il tessile e l’abbigliamento, la meccanica, le forniture di gomma e plastica. Fra le province in testa per esportazioni ci sono Siracusa (pesa il polo petrolchimico) con 5,6 milioni e Palermo con 3,1 milioni. A causa delle sanzioni imposte dall’Europa, è logico aspettarsi delle ritorsioni da parte dei russi. Che potrebbero incidere anche sulle microeconomie. Anche i flussi turistici, che garantiscono 200 milioni l’anno dalla Russia, rischiano di fermarsi. Giovanni Ruggieri, docente di Economia del turismo all’università di Palermo spiega a Repubblica che “in periodo pre- Covid arrivavano in Sicilia 60 mila turisti russi l’anno, per un totale di 273 mila pernottamenti: il 4 per cento del totale di presenze estere e un valore di 200 milioni di euro. I russi sono al decimo posto fra i visitatori stranieri che scelgono la Sicilia. Un mercato in forte crescita che rischia di bloccarsi”.

Ma l’altra preoccupazione che scuote la Sicilia è legata alla base Nato di Sigonella, nel Catanese, dove da un paio di giorni si alzano in volo i droni che spiano i cieli di Kiev. Per osservare l’avanzata russa. Si tratta dei Global Hawks, 14 tonnellate di peso per 14 metri di apertura alare. L’operatività della stazione è salita di giri, anche se il livello d’allerta non è cambiato. Il sindaco di Lentini si dice preoccupato ma ha le mani legate. La rete pacifista si sta organizzando e nelle prossime ore si prevedono manifestazioni. Specie a Palermo, dove nella serata di ieri è andata in scena la prima protesta pacifica contro la follia russa.