L’unica del governo Schifani che non è impegnata in campagna elettorale e che, pertanto, potrà portare avanti i numerosi tavoli di lavoro aperti, è l’assessore alla Salute Giovanna Volo. Che nei prossimi giorni è tenuta a scongiurare la serrata delle strutture convenzionate. “Dal prossimo 15 maggio, se questo Governo non metterà in campo tutte le risorse disponibili” per smaltire le liste d’attesa “sospenderemo l’erogazione delle prestazioni per esaurimento dei budget mensili”. Lo ha detto il Cimest, il Coordinamento intersindacale medicina specialistica di territorio, che ancora una volta ha fatto i conti in tasca all’assessorato di piazza Ottavio Ziino. E i conti non tornano: “Non è concepibile che questa Regione assegni 285 milioni di euro agli specialisti accreditati esterni per erogare il 70% delle prestazioni e 800 milioni di euro vengono sperperati nel pubblico per erogare il restante 30% delle prestazioni. Non servono risorse aggiuntive, ma una migliore allocazione delle esistenti”.
Il problema è più profondo e strisciante di così, anche se i calcoli (al ribasso) sugli aggregati di spesa, rischia di pesare inevitabilmente sulle liste d’attesa. Non tanto e non solo perché il pubblico non riuscirà a contenere le richieste dei pazienti, ma per i pazienti stessi, che già si ritrovano ad aspettare mesi per una visita specialistica e, prossimamente, potrebbero vedersi costretti a rivolgersi al privato, a pagamento (pena il peggioramento del proprio stato clinico). E’ come il cane che si morde la coda, con l’aggravante che l’intero sistema sanitario fa acqua da tutte le parti: non ci sono abbastanza medici (ne mancano 2.400 in totale) da poter garantire la funzionalità del sistema di emergenza-urgenza, elemento da cui deriva la precarietà dei pronto soccorso (sia in termini d’assistenza che di sicurezza: sentito parlare delle aggressioni al personale sanitario?); non riesce ad erogare le prestazioni chirurgiche per la cronica assenza di medici anestesisti e rianimatori; fa leva sul reclutamento di figure dall’estero o sui “gettonisti” strapagati, ma non riesce a incrementare gli organici degli ospedali di periferia, che la politica dovrebbe avere il coraggio di chiudere, e che invece rimangono lì – senza personale – al solo scopo di evitare sollevazioni popolari (peggiori).
E’ un dramma senza fine e l’assessore Volo, che non fa politica, dovrebbe occuparsene. Invece non risultano passi avanti e, al contrario, l’unico obiettivo che si era posto prima delle elezioni Europee pare, anche a questo giro, svanire: “Stiamo definendo con la presidenza della Regione gli aspetti formali degli incarichi e dei contratti e poi procederemo alla trasformazione degli incarichi da commissari straordinari a dirigenti generali delle aziende sanitarie – diceva Volo lo scorso 4 aprile -. Non è previsto che si attenda il superamento della data delle elezioni europee per la definizione degli incarichi”. Il riferimento, ovviamente, è alle nomine dei direttori generali di Asp e ospedali. L’unico che ha ottenuto il via libera, presso l’Irccs Bonino Pulejo di Messina, è Maurizio Lanza. Gli altri continuano a operare a scartamento ridotto, nell’attesa di poter firmare un contratto a breve e diventare pienamente operativi. Con capacità di programmare da qui ai prossimi tre anni.
La Regione, con un decreto della stessa Volo (che però non ha toccato palla nella lottizzazione dei partiti), aveva nominato i nuovi commissari il 31 gennaio, e si era ripromessa di convertire gli incarichi – da temporanei a definitivi – a strettissimo giro. Peccato, però, che gli intenti si siano scontrati con la realtà. Sono intervenuti, infatti, i dubbi della commissione Affari Istituzionali dell’Ars, che ha chiesto una integrazione documentale per conoscere i precedenti penali di ognuno (8 su 18 sono risultati con un procedimento in corso) ma soprattutto le abilità, non fidandosi del giudizio della commissione giudicante prima e del governo poi. Alcuni, come il musumeciano Ferdinando Croce, non avrebbero le carte in regola; altri, come la Faraoni all’Asp di Palermo e Walter Messina al ‘Civico’, hanno dimostrato di non possedere le giuste competenze per mandare avanti una macchina così complessa. Peccato che dal carteggio i deputati non abbiano ricavato nulla di decisivo: la stessa commissione, noncurante della necessità di scegliere, si è riparata dietro il ventaglio del silenzio-assenso, facendo scadere i termini per pronunciarsi. E offrendo, contestualmente, il via libera a Schifani & Co. per chiudere la pratica.
Poi è intervenuta una richiesta di accesso agli atti da parte di un deputato nazionale del M5s, ma non è quello il motivo dei ritardi. La vera questione è riuscire a trovare la quadra – politica – anche su direttori sanitari e amministrativi (l’aggiornamento dei rispettivi elenchi era stata utilizzato come alibi per rinviare la nomina dei manager nell’ottobre scorso), che affiancheranno i futuri direttori generali alla guida delle rispettive aziende. La ricerca di nuovi equilibri è impossibile specie durante la campagna elettorale, dove dietro a ogni “favore” si nasconde uno sgambetto. La Volo, che non mastica di politica, forse non l’aveva considerato, prestando il fianco ad altre false promesse.
In tema di promesse, però, chi non vuole perdere il primato è Fratelli d’Italia, che qualche giorno fa è tornata alla carica per (ri)accendere i riflettori sul reparto di Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale di Taormina, che il 31 luglio dovrebbe chiudere: “Per primi abbiamo presentato già da tempo una mozione per sollecitarne il mantenimento e la nostra posizione in tal senso è stata più volte ribadita in Commissione Sanità – ha detto il capogruppo Giorgio Assenza -. Quel reparto garantisce cure altamente professionali a numerosi piccoli pazienti, non solo della Sicilia ma pure della confinante Calabria. Ribadirò in conferenza dei capigruppo la richiesta di calendarizzazione urgente della nostra mozione che ha l’obiettivo dichiarato di ottenere una deroga per consentire alla Sicilia di potere avere due Cardiochirurgie pediatriche, tutelando così il sacrosanto diritto alla salute di migliaia di bambini”.
In realtà il reparto di Cardiochirurgia di Taormina (ce n’è un altro, appena nato, al ‘Civico’ di Palermo ed è gestito dal Gruppo San Donato di Angelino Alfano) è molto ambito dal governatore calabrese Occhiuto, che potrebbe soffiarlo a Schifani. Inoltre, come fa notare il Movimento 5 Stelle, “ci fa sorridere vedere il capogruppo di Fratelli d’Italia, Giorgio Assenza, rivendicare la primogenitura di una mozione e sollecitarne al Presidente dell’Ars la calendarizzazione, per chiedere di mantenere ciò che il loro assessore alla Sanità ha deciso di trasferire con un decreto al cui impianto i deputati di FdI della scorsa legislatura (compresi quelli che allora erano componenti del gruppo Diventerà Bellissima confluito per intero in Fratelli di Italia) hanno anche votato favorevolmente in commissione Sanità senza proferire parola in difesa del centro di Taormina. Se i patrioti hanno cambiato idea lo dicano con chiarezza, prendendo le distanze da ciò che hanno fatto insieme al loro assessore Razza, oggi candidato alle Europee”. Le elezioni c’entrano sempre: Razza si candida, la Volo non interviene, e la sanità affonda.