Sette ore di tira e molla, di liti furiose e di mediazioni, di telefoni bollenti e discussioni. Sette ore tra sospensioni e riprese impiega il Consiglio dei ministri per trovare la quadra sulla riforma della giustizia penale. Le danze si dovevano aprire alle 11.30, cominceranno oltre un’ora dopo. Giuseppe Conte presidia il territorio, si installa alla Camera con la buona motivazione di dover incontrare i deputati e da lì dirige le danze. Marta Cartabia arriva con il testo, ma l’accordo non c’è. I 5 stelle avevano già spuntato l’imprescrittibilità dei processi per mafia e terrorismo, togliendo quei reati dai nuovi tempi della fine del processo individuati dal ministro della Giustizia, due anni in appello e uno in Cassazione. Una trattativa estenuante e complessa, che sembrava arrivata ieri in drittura d’arrivo dopo l’incontro tra Mario Draghi e Matteo Salvini. La Lega ha incassato lo stesso trattamento per i reati di violenza sessuale e di droga, pianta le sue bandierine e fumata bianca in arrivo. Continua sull’Huffington Post
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Giustizia: liti, minacce, sospensioni Ma Draghi incassa la riforma
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