Parlassimo di calcio, si tratterebbe di un reintegro in rosa. Ma anche in cose di Chiesa, non siamo lontani dalla realtà. La visita di Papa Francesco a Palermo ha sancito un punto fermo, quasi una riconciliazione fra il clero e uno dei suoi “figli”: parliamo di padre Giovanni Salonia, un frate cappuccino che l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, nel febbraio del 2017 – subito dopo la sua nomina – aveva indicato come suo uomo fidato all’interno della Curia. E che lo stesso Papa Francesco aveva deciso di nominare vescovo ausiliare di Palermo.

Salonia, origini ragusane, classe 1947, con grandi competenze nell’ambito della formazione e dell’accompagnamento spirituale, aveva scelto lui stesso di mettersi da parte. A causa degli schizzi di fango che gli piovvero addosso in seguito a una lettera di dubbia provenienza, in cui veniva additato come “uomo indegno” e con trascorsi di “infedeltà al celibato”. Una macchinazione rilanciata dalla provincia di Ragusa, da cui proviene anche Lorefice, e “sposata” superficialmente a Roma, da alcuni prelati Oltretevere, che non sembravano sopportare come un uomo venuto dal nulla si potesse improvvisare “arcivescovo metropolita di Palermo”.

L’invidia genera il fango, il fango genera inchieste. Così, nell’aprile 2017, circa un anno e mezzo fa, arrivò dal Vaticano una richiesta di supplemento d’indagine nei confronti dell’anziano cappuccino. Che, onde evitare imbarazzi a sé e alla Chiesa, decise di congedarsi dalla questione con una breve lettera indirizzata ai sacerdoti palermitani. Nonostante una petizione online, che in pochi giorni aveva accumulato 5 mila firme, invitasse Bergoglio a non prendere in considerazione qualsivoglia tipo di rinuncia. Salonia è rimasto in silenzio anche dopo aver ricevuto un’assoluzione piena (tutte le accuse rivoltegli risultarono infondate).

Ma Papa Francesco non dimentica. Così Bergoglio ha voluto il nome di Salonia nell’elenco degli ammessi al saluto personale sabato scorso. Ed è Salonia che ha incontrato per primo all’ingresso in Cattedrale. Per ragioni di opportunità, e visto il trascorrere di così tanto tempo, la nomina – prima “avallata” – appare scongiurata. Ma il “reintegro in rosa” si è appena materializzato. Anche grazie a Lorefice, che nel corso della sua omelia al Foro Italico aveva tirato fuori una citazione di Salonia dal suo “Odòs. La Via della Vita. Genesi e guarigione dei legami fraterni”. Una scelta non casuale. Una bella ripulita da quel fango fastidioso.