Emma Bonino, ex ministro degli Esteri, abbiamo dunque abolito l’immigrazione grazie all’Albania? “Non esiste un documento, non conosciamo il memorandum. Al momento abbiamo solo l’annuncio della premier che parla di un trasferimento di migranti in un paese extra Ue. L’Albania dovrebbe cedere sovranità all’Italia, l’Italia trasportare i migranti in Albania. Non si capisce nulla”. Alla Camera è già chiamata “operazione fumo a manovella”, anche detta “fazzolarata”. Prende il nome da Giovanbattista Fazzolari, il sottosegretario di FdI che cura la strategia di governo. La “fazzolarata” è come il gioco delle tre carte. Funziona sempre. Il premier albanese Edi Rama fa il “palo”. Meloni vince, il migrante perde, il migrante torna (in Italia).
Si può combattere qualcosa che non esiste ma che tutti credono sia vera? La “fazzolarata” è la tecnica del governo Meloni, ed è banale. Nei momenti di difficoltà si sposta l’attenzione su un altro argomento, si ottengono titoloni di quotidiani, perché, come spiega Piero De Luca, deputato del Pd che si occupa di politica estera, “tra due mesi tutti dimenticheranno. Il presunto accordo con l’Albania non è altro che il remake del memorandum Meloni con la Tunisia. Nessuno ricorda come è finita”. E come è finita? “Il governo aveva promesso delle risorse economiche alla Tunisia. Da quello che sappiamo i soldi non sono mai partiti, altri dicono che la Tunisia non l’abbia mai accettati”. Matteo Renzi la chiamava “la strambata”, la “mossa del cavallo”. Gli hipster la chiamano invece la mossa “Kansas city”, da un film con Bruce Willis. La lezione: “Quando tutti guardano a sinistra, il vero evento sta accadendo a destra”. Mentre tutti guardavano alla manovra economica ecco infatti arrivare la “fazzolarata” del premierato. Il giorno del premierato, durante la conferenza stampa, Meloni rilancia il Piano Mattei, altro piano che è tutto da assemblare, e che per i nostri diplomatici “è scritto con inchiostro simpatico”. Se va bene una volta, e a Meloni è andata bene, tanto da cancellare lo scherzo dei due ciarlatani russi, perché non ripeterla? Alla Camera, anche Luciano Violante, il cosacco per Meloni, ieri in visita, si rifiutava di commentare questo “storico” accordo. Il testo? Risponde Violante: “L’accordo con l’Albania? Di solito io leggo e poi mi esprimo. Ma il testo di questo accordo mi sembra che non ci sia. Lei ce l’ha?”. Di immigrazione, politica estera, da che mondo è mondo se ne occupa, anche, il ministro degli Esteri ma da quanto si apprende, e si apprende, il memorandum non lo ha visto neppure il buon Antonio Tajani, uno che ogni giorno deve incassare un dispiacere. Ieri era a Tokyo, in Giappone, paese di riferimento della destra con la sua “cara solitudine”. Il Pd, a sua volta, sa che nulla è più complicato di spiegare che si tratta solo di polvere di stelle, fumo di Meloni. Per Peppe Provenzano, il ministro degli Esteri del Pd, l’accordo con l’Albania “nella migliore delle ipotesi è inutile e nel peggiore è una grave violazione dei diritti umani”. Emma Bonino, alle 17, ancora cercava il testo. Telefonata: “Vediamo se riesco a capirci qualcosa. Ci risentiamo dopo”. Alle 20 si attendeva. Quando è arrivato, alle 20.39, sembrava più un fascicolo da amministratori di condominio. Nessun riferimento alla Ue, ma solo una specie di contratto di affitto: un Cpr a Tirana. Riccardo Magi, di +Europa, che la materia la mastica e bene, dice che “il diritto d’asilo è disciplinato con atti di legge e i protocolli d’intesa non hanno valore di legge”. Secondo lo schema di sintesi, altra caratteristica della “fazzolarata” (spararla prima di averla scritta; la legge) se la giurisdizione si sposta in Albania, anche i nostri magistrati dovrebbero spostarsi in Albania. Equivale a spese.
I Cpr andrebbero pure presidiati da italiani, anzi, perfino ristrutturati. E qui siamo già in zona Superbonus a Tirana. Lo sanno tutti, ed è un diritto, che il migrante può fare ricorso quando si trova nel Cpr. E se lo vince? Se lo vince torna in Italia. Solo di gasolio costerebbe insomma alla Guardia costiera quanto una cedolare secca. In un divanetto del Transatlantico, le tigri di Mompracem del Pd, Orlando-Sarracino-Amendola-Provenzano, parlano a voce unica e la raccontano meglio: “La verità è che Meloni ha un problema, e grosso, con i governi di destra di Ungheria, Polonia, Svezia e Finlandia. I suoi amici. Sono loro che dicono ‘no’ alla redistribuzione. Senza tenere conto che il confine con la Slovenia è stato chiuso non tanto per paura di infiltrazioni da parte di Hamas, ma solo per mettere un freno all’immigrazione”. E’ vero che in Inghilterra, la fazzolarata era già stata sperimentata, e si chiama “modello Ruanda”, ma i giudici inglesi hanno bocciato il modello Ruanda di Sunak e smontato quindi la fazzolarata a Londra. Tra l’altro, nel 2012 l’Italia è stata pure condannata dalla Corte Cedu per violazione dei diritti d’asilo. La Commissione Ue, così come Bonino, attende il memorandum e l’8 dicembre ha cerchiato la data. Quel giorno l’Italia ha l’esame di revisione del Pnrr. Ma se l’Italia con la “fazzolarata” dice all’Europa che “sull’immigrazione ci pensiamo noi” perché l’Europa dovrebbe dire “cara Italia, ti aiuto io”? Per quel giorno non resta che confidare in un’ennesima mossa di Fazzolari, l’Andy Warhol di Meloni, che come l’artista americano ha fatto suo questo aforisma: “Ricordatevi. Bisogna sempre trattare il niente come fosse qualcosa”.