Gino, che ne ha fatte di tutti i colori

Parafrasando, non senza vergogna, l’incipit dell’Autunno del Patriarca di Garcia Marquez si potrebbe dire che “all’alba del lunedì la città si svegliò dal suo letargo di secoli con una tiepida e tenera brezza di morto grande e di putrefatta grandezza”.

La città è Siracusa e il “morto grande”, ovviamente solo politicamente parlando, potrebbe essere Luigi Foti, classe 1934, che alle amministrative le ha sbagliate tutte, ma proprio tutte. O forse non le ha sbagliate. Forse alle sue truppe cammellate, alle sue torri eburnee è accaduto ciò che Gabo racconta dei portoni blindati della magione del Patriarca “che nei tempi eroici della casa avevano resistito alle bombarde di William Dampier”. Forse è bastata una spinta per far crollare il decrepito castello.

E a dare la spinta finale è stato anche – nella città “dell’astuzia greca e della punica perfidia” – il suo delfino, l’erede politico designato, Gionni Cafeo, deputato regionale del PD da novembre, che all’ultima capriola del Patriarca s’è sfilato ed ha separato il suo destino (e i suoi voti) da quelli di Foti. E così Gionni ha vinto con Italia, Gino ha perso con Reale.

Ma raccontare Foti come uno sconfitto alle comunali di Siracusa è come dire che Maradona è un tifoso sovrappeso che fa gestacci allo stadio. Perché il vecchio Gino è personaggio che si colloca saldamente dentro la narrativa epica siciliana, quella dei Gattopardi, quella de “La Roba”. Lui a Siracusa era come Mazzarò (mi perdoni Verga): “Pareva che fosse di Foti perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccelli che andavano a rannicchiarsi col volo breve dietro le zolle, e il sibilo dell’assiolo nel bosco. Pareva che Foti fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra”.

E’ triste e un po’ patetico pensarlo nel suo odierno autunno canicolare a meditare sul recente doppio errore, sull’abbandono del prediletto, ma soprattutto sull’abbandono degli elettori che alla sua lista – “Presenza Cittadina” rivelatasi il 10 giugno “assenza” – non hanno tributato nemmeno quel misero 5% necessario per entrare in consiglio comunale.

Lui che giovanotto negli anni ’60 era missino (ma non uno qualunque, deputato regionale fù), poi all’albore degli anni ’70 transitò nella Dc di Graziano Verzotto in quota nella corrente andreottiana dei Lima, dei Drago. E furono 30 anni di dominio pressoché assoluto, condiviso a tratti con l’amico, tanto diverso, Santino Nicita. Lui, Foti, 4 volte deputato a Roma e sovente sottosegretario, l’altro vicerè a Palermo, alla Regione, ripetutamente assessore e una volta Presidente. Lui che decideva sindaci, uno all’anno, in quel Comune in cui la sua Dc aveva più del 50%. Lui che conobbe già l’onta del tradimento quando il suo primo delfino, il due volte sindaco e poi “onorevole” regionale Fausto Spagna, lo lasciò per tentare autonoma fortuna. Tradimento ma anche vendetta, che di Spagna, oggi settantaduenne, la politica non reca più traccia, di Foti, ottantaquattrenne, stiamo qui a raccontare le gesta.

Lui accusato di tutte le nefandezze cittadine dell’ultimo mezzo secolo. Lui ritenuto infallibilmente protagonista di tutte le connection politico-affaristiche. Lui accusato sporadicamente dalla magistratura, una volta perfino arrestato, ma sempre uscito pulito e innocente dalle inchieste, mantenendo intatta la sua cattiva fama nel “sentiment” di quel popolo che fino a un mese fa lo votava fedelmente.

Lui comunque sempre protagonista assoluto, che gli altri passano, Foti resta.

Oggi, dopo aver appoggiato 5 anni fa Garozzo (e il suo allora vicesindaco Italia) e poi averlo ripudiato pubblicamente chiedendo scusa ai siracusani…
dopo aver sostenuto, polemizzando con Reale, il candidato ufficiale del Pd Fabio Moschella, arrivato al quarto (imbarazzante) posto dopo i due ballottanti e la grillina…
dopo aver negato pubblicamente il suo (rivelatasi esiguo) appoggio a Italia, presso cui era approdato Moschella, designato assessore…
dopo aver fatto alla vigilia del 24 giugno un endorsement, a quel punto contraddittorio assai, per il candidato del centrodestra…
dopo aver perso sia al primo che a secondo turno…
oggi forse mediterà su un capolinea politico che pare nelle cose.

Ma non è detto. Perché Gino Foti, diversamente dalle stirpi condannate a cent’anni di solitudine, potrebbe avere una seconda (cioè l’ennesima) opportunità sulla terra.

Toi Bianca :

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