Ci sono tre passaggi dell’intervista di Schifani a Repubblica meritevoli d’attenzione. Il primo è quello in cui il presidente della Regione siciliana, esponendosi sulla riorganizzazione del partito a livello nazionale, spiega – con lucidità – che va bene rilanciare Forza Italia “purché non sia fatto seguendo la logica della porta accanto”. Peccato che lo stesso Schifani non abbia dato il buon esempio, mesi fa: dopo essersi assicurato le dimissioni di Micciché da commissario regionale, infatti, convinse Berlusconi a nominare il suo “spiccia faccende”, al secolo Marcello Caruso, come nuovo leader. Lo stesso Caruso che aveva guidato Italia Viva in provincia di Palermo, già suo capo di gabinetto e spalla destra. La porta accanto non è stato necessario neanche aprirla.
Il secondo passaggio, di estremo realismo, è quello in cui Schifani rivendica più spazio per i dirigenti del Sud: “Sono convinto che Berlusconi terrà conto del gradimento elettorale espresso nelle diverse aree del Paese – ha detto il governatore -. Non abbiamo bisogno di una Forza Italia con una classe dirigente del Nord e con i voti che vengono dal Sud”. Nel 2021, prosegue, “andai in Sardegna e consegnai a Berlusconi una mappa dalla quale si evinceva che l’85 per cento dei ruoli di partito, parlamentari e istituzionali era ricoperto da esponenti del Centronord. Ora la percentuale è addirittura aumentata. Eppure ricordo che in Sicilia Fi è al 14,7 per cento, in Lombardia al 7 e nel Lazio all’8”. La stessa teoria che, suo malgrado, sostenne Gianfranco Micciché all’indomani dell’assegnazione dei posti di sottogoverno all’epoca di Mario Draghi: dove l’intera classe dirigente di FI del Mezzogiorno fu spazzata via dagli interessi dei maggiorenti dell’epoca: da Tajani a Bernini. Dov’era, allora, Schifani? Sedeva fra i banchi del Senato, poco stimolato dal tema.
C’è un ultimo aspetto – di prospettiva – da non sottovalutare. Ciò che il presidente siciliano, grazie ad alcuni interventi sul mercato riparatore (come l’innesto di Giancarlo Cancelleri) aspiri a rappresentare l’opposizione a Tajani. Sempre ammesso che Tajani, messo in dubbio dal “rimpasto” post Amministrative di Marta Fascina, resti al centro del progetto: “Tajani è una persona rispettabile e una storica risorsa del partito, come altri. Il problema non è lui ma l’esigenza di trasformare Forza Italia in un partito aperto”, sostiene Schifani. Con lui al centro, magari. Sai che bellezza…