Dopo essersi guadagnato i rimbrotti di Antonio Tajani, ché “in Forza Italia non c’è spazio per le correnti”, e aver duellato con Scarpinato per la foto ricordo con De Luca, nemico giurato del governatore, per qualche ora Renato Schifani ha spento i riflettori su di sé. Ha evitato di metterci la faccia e mandato allo sbaraglio la sua controfigura: Marcello Caruso. Tramite il suo “spiccia faccende”, diventato in poco tempo capo di gabinetto e commissario regionale del partito, Schifani vuole dimostrare che in Forza Italia si è aperta una nuova stagione, dove comanda soltanto lui. Così ha chiesto insistentemente a Lagalla, il sindaco di Palermo, di forzare quel rimpasto che lui, a Palazzo d’Orleans, non riesce a concretizzare per la strenua resistenza dei partiti. E al primo che ha osato sollevare una ragione d’opportunità sulla cacciata degli assessori Mineo e Pennino (solo perché amici di Micciché) Caruso si è rivolto con sgarbo, lasciando scoperto il fianco.
Ai colleghi di Italia Viva è venuto fin troppo facile passare al contrattacco: “Ma il Caruso Marcello che dichiara in rappresentanza di Forza Italia e blatera parole al fiele nei confronti del parlamentare Davide Faraone e della comunità di IV, è lo stesso che ha ricoperto l’incarico di coordinatore provinciale di Italia Viva Palermo fino a qualche settimana fa? È lo stesso che da coordinatore di IV, senza mai rassegnare le dimissioni ufficiali, si è spostato armi e bagagli nello staff del candidato presidente della Regione Renato Schifani? È lo stesso che si è candidato in rappresentanza dello stesso partito, al Consiglio comunale di Palermo, raccogliendo ben 500 voti e risultando abbondantemente non eletto? Ed è lo stesso che in forza di questo straordinario risultato elettorale è stato nominato, a distanza di qualche settimana, coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia?”.
Eh sì, è proprio lui l’uomo mandato da Schifani in avanscoperta, consapevole (?) che prima o poi una figuraccia l’avrebbe rimediata. Non è certo l’emblema – come Schifani d’altronde – della militanza sfrenata, della lealtà al partito, dei valori che trascendono il tornaconto elettorale e personale. No. E’ solo l’assicurazione del presidente per guadagnare spazio nell’organigramma azzurro, in attesa di una futura scalata al partito (fin qui preclusa da Tajani). Ma avrà le spalle abbastanza larghe, Caruso, per non farsi scalfire dalle brutte figure cui si espone? “Il tanto prima osannato, adesso bistrattato Gianfranco Miccichè da coordinatore regionale di Forza Italia si è sempre candidato e ha raccolto le preferenze – prosegue la nota di Italia Viva -. Caruso, invece, oltre ad aver praticato lo sport, altamente diffuso in Sicilia, di salto sul carro, è professionista anche di un’altra attività, per cui è entrato nel Guinness dei primati: numero di ore passate a stazionare in anticamera e richiesta di incarichi e prebende senza alcun consenso elettorale”. Dopo Razza e Armao un altro che pretende di comandare senza avere un voto.