L’ultima spallata di Gianfranco Micciché ai ribelli è giunta nel pomeriggio, quando il presidente dell’Ars (e coordinatore regionale di Forza Italia) ha deciso di dare seguito alla proposta dei Cinque Stelle, azzerando le commissioni parlamentari. “Appaiono immobili – aveva contestato Nuccio Di Paola, del M5s -, abbiamo davanti ancora otto mesi di legislatura, proviamo a dargli nuova verve, rivotando i componenti che sono praticamente gli stessi del 2017 e che per prassi avrebbero dovuto ruotare a metà percorso”. Un atto formale, e in parte dovuto, che però assume significati straordinari visti gli ultimi accadimenti dentro Forza Italia. La mossa di Miccichè, infatti, mette fuori gioco tre elementi di spicco in quota azzurra: Margherita La Rocca Ruvolo, attuale presidente della commissione Salute; Stefano Pellegrino, che guida la commissione Affari istituzionali; e Riccardo Savona, a capo della commissione Bilancio.

La situazione era precipitata ieri, quando sette “ribelli”, con a capo Marco Falcone, si erano autoconvocati per eleggere il nuovo capogruppo: Mario Caputo. Un chiaro segnale di sfida a Miccichè, fresco di visita ad Arcore, dove Berlusconi gli aveva confermato la fiducia. La forzatura di Falcone & Co. è stata ricondotta sui binari regolamentari da Roberto Di Mauro, presidente dell’Ars pro-tempore, che durante la seduta di mercoledì pomeriggio (costata l’ultima bocciatura a Musumeci) aveva accolto i rilievi di Tommaso Calderone, che in questo modo ha conservato la carica: “Il gruppo – aveva spiegato il parlamentare di Barcellona Pozzo di Gotto – è un’associazione che, come tale, è regolamentata da norme codicistiche che non prevedono l’autoconvocazione. È prevista la richiesta di convocazione, a cui solo il capogruppo può dar seguito. E solo nel caso di ingiustificata inerzia dello stesso, ci si può rivolgere al Tribunale, per chiederne la convocazione. Pertanto considero la nomina dell’on. Mario Caputo come tamquam non esset, perché non sono state rispettate le procedure”.

“Nei prossimi giorni – era stata l’apertura di Calderone – darò seguito alla richiesta di convocazione alla presenza di tutto il gruppo di Forza Italia, non di una sola parte, che rispetto ad un procedimento codificato si è autoconvocata. Metterò all’ordine del giorno la nomina del nuovo capogruppo, insieme a varie ed eventuali istanze. Ma ribadisco: è impensabile che si proceda in tale modo rudimentale. Ci sono delle procedure da rispettare, secondo canoni previsti per legge. La nomina dell’on. Caputo è priva di efficacia”. A giocare palesemente ‘contro’ sono gli assessori Armao, Falcone e Zambuto, oltre ai presidenti di commissione già citati, e ai colleghi Alfio Papale e Riccardo Gallo Afflitto.

Nelle scorse ore a Micciché è arrivata, inoltre, una richiesta d’adesione al gruppo parlamentare da parte dei deputati di Sicilia Futura (ed ex renziani), Edy Tamajo e Nicola D’Agostino: “Chiediamo al coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Micciché di valutare la nostra richiesta di ingresso nel gruppo parlamentare di Forza Italia. E’ noto il rapporto politico sancito fra il nostro gruppo di Sicilia Futura-IV e quello di FI, che prevede la nostra partecipazione dentro le liste di Forza Italia nelle future competizioni elettorali. Nulla osta a questo punto perché si definiscano pienamente i percorsi già intrapresi”. Lo show è soltanto all’inizio.