Fare leva sui nostalgici del fascismo sarebbe un modo, per la sinistra, di annientare il nemico. Lo pensa Giorgia Meloni, che nel corso della sua intervista al Corsera, studia le strategie difensive rispetto a questo fenomeno: “Voglio interrompere la spirale, anche prevedendo nel partito un organo permanente che prenda provvedimenti immediati contro chi gioca, volontariamente o per ignoranza, contro di noi”. Il discorso si sposta poi su Gianfranco Fini che, nell’immaginario collettivo e a differenza della Meloni, prese le distanze dall’ultra destra. Su questo la leader di Fratelli d’Italia ha una visione un po’ diversa: “Quando Fini scrisse le tesi di Fiuggi la sinistra non smise di dire che era fascista. Smisero quando tentò di far cadere il governo Berlusconi. Smetti di essere un mostro, un fascista, quando diventi uno di loro, li scimmiotti, e non ti vota più nessuno. Se ne facciano una ragione: io questa sinistra la combatto, non sarò mai una di loro. Io sono orgogliosamente alternativa a loro”. Infine un messaggio agli alleati: “La sinistra ora dice che serve un federatore come Berlusconi, ma quando era fortissimo lo chiamava mafioso. Salvini era un sequestratore di immigrati, io oggi sono dipinta come una pericolosa fascista. Di volta in volta si colpisce sempre chi sembra più forte, magari usando chi è più debole in quel momento. E Salvini e Berlusconi sanno quanto questi attacchi siano strumentali, perché li hanno vissuti sulla propria pelle. È un gioco troppo scoperto. Non ci caschiamo”.
Enrico Ciuni
in Il sabato del villaggio
“Fini assediato finché non sfidò Berlusconi”
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