Giovanni Brusca è un uomo libero: grazie a un abbuono di 45 giorni rispetto alla scadenza della pena, prevista per il mese di ottobre, l’attentatore di Capaci e boss di Cosa Nostra, ha lasciato oggi il carcere di Rebibbia. Brusca, 64 anni, ha fatto sciogliere nell’acido anche il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino.
L’esito dell’iter giudiziario, benché atteso, ha scatenato le reazioni. E non solo del mondo della politica. I familiari delle vittime avevano già espresso le loro preoccupazioni quando si è cominciato a porre, già l’anno scorso, il problema di rimandare a casa “scannacristiani”. La Corte di Cassazione, però, nel 2019 decise di respingere la richiesta di domiciliari perché, si leggeva nelle motivazioni, “la gravità dei reati commessi da Brusca e la caratura criminale che lo stesso ha dimostrato nella sua vita di possedere” portano “a considerare non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento”. Oggi, invece, le condizioni sono cambiate: a Brusca sono stati applicati i benefici previsti per i collaboratori “affidabili”. Se ne era già tenuto conto nel calcolo delle condanne che complessivamente arrivano a 26 anni. Siccome il boss di San Giuseppe Jato era stato arrestato nel 1996 nel suo covo in provincia di Agrigento, sarebbe stato scarcerato nel 2022. Ma la pena si è ancora accorciata per la “buona condotta” dopo che a Brusca erano stati concessi alcuni giorni premio di libertà. Gli ultimi calcoli prevedevano la scarcerazione a ottobre. È arrivata anche prima.
Ora però si apre un caso complicato di gestione della libertà del boss e dei suoi familiari. Brusca, secondo quanto riferito da ambienti investigativi, sarà sottoposto a controlli e protezione e a quattro anni di libertà vigilata, come deciso dalla Corte d’Appello di Milano. L’uomo non solo ha ammesso di avere coordinato i preparativi della strage in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Ma anche confessato numerosi delitti nella zona di San Giuseppe Jato, oltre ad ammettere le proprie responsabilità nel rapimento e nella crudele soppressione del piccolo Di Matteo.
“Dopo 25 anni di carcere, il boss mafioso Giovanni Brusca torna libero. Non è questa la “giustizia” che gli Italiani si meritano”, è il commento il leader della Lega Matteo Salvini. Sulla stessa lunghezza d’onda Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia: “Il boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca – lo “scannacristiani” che ha commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti, ha fatto saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta e ha ordinato di strangolare e sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo – è tornato libero. È una notizia che lascia senza fiato e fa venire i brividi!”. E ancora: “L’idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata”.
S’iscrive al dibattito anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “Questa scarcerazione richiama ancora una volta le sofferenze delle vittime e dei loro familiari e riaccende ancora più forte la indignazione per le terribili violenze commesse da Giovanni Brusca. In questo momento si conferma quanto bisogno vi sia ancora di verità e giustizia nel nostro Paese”. “Umanamente è una notizia che mi addolora – spiega invece Maria Falcone, sorella di Giovanni – ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Ogni altro commento mi pare del tutto inopportuno”.
Interviene, infine, il presidente della Regione Nello Musumeci: “Sapere che Brusca è, oggi, uomo libero lascia senza parole. La Legge è legge, si dirà. Ma se una norma è palesemente sbagliata va cambiata. Magari non potrà più servire per Brusca ma servirà almeno ad evitare un altro caso simile. Di fronte agli “sconti” concessi a chi ha ordinato oltre cento omicidi, sia comunque serratissima la vigilanza. Per scongiurare che la libertà barattata possa, Dio non voglia, fornirgli anche la più remota possibilità di tornare ad essere il mostro che è stato”.