Attorno al cameo assegnato a Gianfranco Micciché, presidente dell’Ars, nel nuovo film su Piersanti Mattarella, si è sollevato un autentico polverone. Dario Veca, attore professionista, aveva segnalato a Repubblica la “concorrenza sleale” subita dal politico per un ruolo che spettava a lui da contratto. Ma sulla questione, adesso, è tornato il regista Aurelio Grimaldi, che ha inviato una lettera al quotidiano per chiarire i contorni della sua scelta. Perché Micciché e non Veca nel ruolo di Michelangelo Russo, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana? Nella scena girata lunedì scorso all’Ars “comunicai all’ottimo Dario Veca la mia modifica di ruoli e scena, e Dario, sul set, non mi ha manifestato alcuna contrarietà accettando la mia proposta. Che, devo dire, è del tutto, dal punto di vista recitativo, a suo vantaggio. Nella vecchia versione di sceneggiatura, infatti, il battibecco avveniva tra La Torre e il presidente dell’Ars, che risultavano gli unici soggetti parlanti nella scena. In questa mia nuova versione il battibecco avviene tra La Torre e i capigruppo della DC (ruolo proposto a Dario) e del Msi. Al presidente resta il mero ruolo di vano soggetto che cerca di placare il caos in aula tra La Torre e i due capigruppo, che invece domineranno la scena nella bagarre dell’aula, confinando il Presidente a puro ruolo (anche visivamente) prospettico”.
Veca, insomma, c’è andato persino bene a livello di visibilità. E Micciché, dall’altro lato, non ha affatto deluso le aspettative di Grimaldi: “Questa minima e spiritosa partecipazione del presidente Miccichè è stata se mai occasione di ulteriori “siparietti” tra due soggetti di fede politica orgogliosamente opposta, con me regista a dirgli: “Presidente, complimenti. Dopo i suoi inizi politici con Lotta Continua mi compiaccio del suo riapprodo al partito Comunista” (e risparmio ai lettori la sua sapida replica). Resto infatti, ancora, un cittadino politicamente all’antitesi del partito del presidente Miccichè, ma colgo al volo l’occasione per complimentarmi ancora con lui per la sua presa di posizione così dura e “temeraria” contro il ministro e vice premier Salvini”.