“Con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia l’epoca degli sprechi e del clientelismo è finita”. L’ha scritto (davvero) Manlio Messina, vicecapogruppo di FdI alla Camera, in fondo a un post che riportava dell’Accordo sui fondi di Coesione tra il governo e la Regione Sardegna. Nelle stesse ore in cui tutta Italia continuava a riderci dietro per la storia dei fondi alle associazioni e degli sprechi di SeeSicily. L’ex assessore regionale al Turismo, reduce da una prestazione non esattamente brillante ai microfoni di Piazza Pulita – a una domanda del cronista sulle spese dichiarate “inammissibili” dalla Commissione Europea sembrava sopraffatto, ed è stato costretto a sviare – s’è rifugiato nella sua arena, i social, per riprendere il filo (mai interrotto) col passato. Al primo utente che l’ha invitato a rivedersi la puntata di Formigli ha replicato: “La7 la lascio ai lobotomizzati come te”. Una versione un po’ edulcorata del “suca” di balilliana memoria.

Ma queste sono schermaglie. La cosa incredibile è che Fratelli d’Italia, ancora oggi, giochi a negare il problema. A non dire una parola sulla ‘questione morale’, ritenendola aria fritta; a credere che il turismo vada gestito come un bancomat per soddisfare interessi privati; e, con l’appoggio incondizionato della maggioranza, a proporre una versione della Finanziaria che non si discosti poi tanto dall’ultima. I propositi di Galvagno di abolire i contributi diretti nelle leggi di spesa sono già stati abrogati. Ripetiamo insieme: “Non è successo nulla (e Carlo Auteri non è mai esistito)”. Hanno persino organizzato un altro convegno, stavolta a Giardini Naxos, per dare lezioni di buongoverno e dichiarare la centralità del Mediterraneo. Sembra che vivano nella multisfera. Non è bastato nemmeno quello, però, a Manlio Messina per farsi nominare capogruppo al posto del neoministro Tommaso Foti: gli hanno preferito Galeazzo Bignami.

Allo scoccare di dicembre la discussione sulla prossima Legge di Stabilità è entrata nel vivo. E gli unici, per una volta, a prendere le distanze dal solito potpurrì di mance e prebende sembrano quelli del Partito Democratico. Almeno così hanno dichiarato: “Gli emendamenti presentati (oltre 400) mirano ad invertire decisamente la rotta e a disegnare un modello diverso di spesa – ha detto il segretario dem, Anthony Barbagallo -. Vogliamo garantire il sostegno alle categorie più fragili, alle donne e a coloro che faticano ad arrivare alla fine del mese, trasparenza nella gestione delle risorse e un controllo più serrato della Pubblica amministrazione per arginare la criminalità organizzata. Soprattutto vogliamo che le risorse vadano a sostegno dello sviluppo economico e sociale e non vengano sperperate per accrescere clientele spicciole”.

Il Movimento 5 Stelle, invece, è ancora possibilista: “Contributi alle associazioni, voltiamo pagina tutti assieme all’Ars, maggioranza e opposizioni scriviamo assieme il regolamento per premiare quelle più meritevoli già nel corso di questa legge finanziaria”. “Lunedì prossimo – dice il referente regionale dei pentastellati, Nuccio Di Paola – parlerò con tutti i capigruppo. Noi abbiamo già buttato giù una proposta di massima, partendo da una solida base già esistente, l’articolo 128 della legge regionale numero 11 del 2010. Comunque tutti i suggerimenti migliorativi saranno bene accetti. L’importante è trovare un metodo chiaro e trasparente per premiare chi opera benissimo nel sociale e in servizi di interesse collettivo. È fondamentale, però, che queste regole vengano definite all’interno del Parlamento, non certo con un decreto assessoriale calato dall’alto”. Ma non si potrebbe semplicemente evitare una commistione fra le associazioni che contrastano l’utilizzo del crack e la violenza di genere, rispetto a quelle culturali che organizzano sagre e tarantelle? O evitare che i soldi vengano assegnati direttamente ai singoli deputati, che li utilizzano come fossero i propri, impacchettando maxi emendamenti su cui l’assessorato al Turismo deve solo mettere il timbro?

Siccome in Sicilia il buonsenso non basta, sarebbe utile uno sforzo in più. Per impedire, ad esempio, che 147 mila euro finiscano a due associazioni collegate al collaboratore parlamentare di un deputato di Forza Italia (Alessandro De Leo, ex deluchiano) per l’organizzazione di una rassegna teatrale in un comune da 1.200 abitanti. O che la “galassia” dell’onorevole Carlo Auteri – che FdI non ha mai rinnegato – abbia drenato in tre anni oltre 700 mila euro di contributi regionali, e quindi pubblici, grazie a leggi approvate dall’Ars, il parlamento di cui Auteri è uno dei componenti. C’è modo e modo di finanziare la cultura, ma questo non è il modo giusto. E servirebbe metterci una croce sopra.

Altra questione riguarda SeeSicily, il programma da 70 milioni post-Covid. I soldi finiti alle strutture ricettive, utilizzati solo in parte attraverso l’emissione di voucher, esigerebbe due momenti di verità: il primo all’Ars, dove il Movimento 5 Stelle ha richiesto da tempo un dibattito pubblico alla presenza del governatore Schifani e dell’assessore al Turismo, Elvira Amata (che non faticherà a raccogliere i cocci dell’operato dei suoi predecessori); il secondo per capire se le risorse inutilizzate debbano restare comunque nella disponibilità delle strutture ricettive che le hanno ottenute. La Commissione Europea, anche se Manlio Messina finge di non sapere, ha preteso la restituzione di dieci milioni (certificata dall’Audit della presidenza della Regione) e deciso di non liquidare una tranche di pari importo. La soluzione non è cercare del marcio altrove (“Andate a vedere quanti milioni hanno restituito gli altri assessorati”, ha sillabato il Balilla in tv), ma evitare di affondare nel marcio. Recidendo il legame con clientele e pagnottisti. Tutto fiato sprecato…