Ci mancava solo Luca Cannata, e adesso il quadretto è al completo. Nemmeno il tempo di prendersela coi magistrati per l’avviso di garanzia per la questione Almasri, che Giorgia Meloni ripiomba nell’incubo degli scandali home made. L’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Siracusa sui versamenti in nero a Cannata, ex sindaco di Avola e attuale deputato di FdI a Montecitorio, è un triste deja-vù. I patrioti sono di nuovo in imbarazzo a causa di una classe dirigente che non vuole saperne di rigare dritto. Prima la sospensione di Lillo Pisani per le frasi inneggianti a Hitler; poi i contributi regionali destinati da Auteri alle associazioni gestite dai familiari; e infine le rivelazioni degli ex assessori di Avola, che denunciano di aver versato a Cannata 150 mila euro in cinque anni. Per farci cosa? Senza dimenticare da dove è cominciato tutto: il fallimento dell’operazione SeeSicily, trovata propagandistica dell’ex assessore regionale al Turismo, Manlio Messina, che anche la commissione europea ha stoppato, pretendendo la restituzione di 10 milioni da parte della Regione. Ce n’è per tutti i gusti e di tutti i colori.
Cannata si è difeso spiegando che il saldo mensile da parte dei suoi assessori – fra i 30 e i 500 euro in contanti – erano il frutto di una “colletta” volontaria, una forma di autofinanziamento per coprire i costi delle segreterie di Siracusa e di Avola, dove oggi è sindaco la sorella Rossana. Eppure la Procura si è messa già da qualche anno sulle tracce di Cannata, aprendo un fascicolo senza indagati né ipotesi di reato, a seguito di un video pubblicato su Facebook dall’ex assessore Antonio Orlando nel giugno ’22: “Tu non mi hai fatto dormire, ora non dormi tu”, le frasi criptiche rivolte al soprastante. Dopo la rottura politica, va da sé. Ma c’è più di una voce a ricostruire la “piramide feudale” (così la chiama Mario Barresi su ‘La Sicilia’) che ha coinvolto il parlamentare avolese. L’assessore al Verde e al Decoro urbano, Paolo Iacono, ammette a Today.it che “io gli davo un importo di 300 euro al mese dal mese di aprile 2020 a giugno 2024. Tranne un periodo in cui io avevo bisogno della mensilità totale [da assessore], perché avevo la mamma che era ricoverata e sinceramente non gli ho più dato un euro e loro neanche me l’hanno chiesto. Quando poi tutto è finito con la mamma, sono tornato a ridargli quello che era il mio contributo”.
Una prassi consolidata su cui la magistratura, anche sulla scorta delle ultime rivelazioni giornalistiche (di fronte agli investigatori molti non si sarebbero sbottonati), potrà fare luce. Ma è un bel guaio per Fratelli d’Italia, che in Sicilia si trova spesso ingabbiata in situazioni imbarazzanti. Talvolta borderline. Come nel caso di Carlo Auteri, presente anche nella vicenda Cannata. In audio inviato ai cronisti de ‘La Sicilia’ avrebbe confessato che la moglie del tesoriere di FdI e di Cannata, tale Francesca Rametta, sarebbe stata sua assistente parlamentare fantasma: “Non è mai venuta all’Ars, io non la conosco e non l’ho mai vista. La signora Rametta era una restituzione di denaro fatta in maniera pulita. Non so nemmeno com’è fatta, so soltanto che le davo 1.500 euro al mese”.
Auteri è passato agli onori della cronaca per altri motivi. Lo scivolone sui fondi regionali destinati alla cultura, e inseriti puntualmente nelle tabelle di spesa approvate dall’Ars, erano finiti nelle casse di associazioni e società gestite dai familiari: la madre e la moglie. Di fronte a tale vergogna, mascherata dalla prassi che “così fan tutti”, Auteri è stato costretto a sospendersi dal partito e ad abbandonare il gruppo parlamentare (dopo una iniziale resistenza). Anche Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione, aveva chiesto al suo “maestro” Manlio Messina di prenderne le distanze, suscitando una reazione scomposta del Balilla che minacciò di andarsene.
Ma Auteri, passato al gruppo misto (dove convive con la sua “preda” Ismaele La Vardera) s’è rivisto qualche giorno fa al compleanno di Gaetano Galvagno, in posa con gli ex colleghi di partito. E, più in generale, pare che eserciti ancora una certa presa nel Siracusano, nonostante le numerose inchieste da parte della stampa nazionale sul suo conto. L’unica contromisura adottata dal parlamento siciliano di fronte a questo malcostume, è destinare le mance non più alle associazioni amiche, ma ai sindaci. A cui passa l’onere dell’assegnazione finale. Ma anche nella scorsa Legge di stabilità si è trovato il modo e il tempo di imbastire un maxi emendamento che potesse sfamare gli appetiti dei deputati.
Capitolo a parte merita la storia relativa al programma SeeSicily, che di fronte a una previsione di spesa di 70 milioni, ha potuto utilizzarne 39. E per di più l’ha fatto male, incorrendo nelle rimostranze della commissione europea che ha chiesto la restituzione di 10 milioni e bloccato l’ultimo assegno per lo stesso importo (si trattava di fondi a valere sul capitolo Fesr). La procura della Corte dei Conti, ma anche le procure di Palermo e di Siracusa hanno aperto un’indagine per mettere a fuoco le responsabilità di un’iniziativa che aveva il compito di far ripartire le strutture ricettive dopo la pandemia, ma che si è rivelata un veicolo pubblicitario al servizio dei grandi gruppi editoriali. Il plafond relativo alla comunicazione, delibera dopo delibera, ha raggiunto i 24 milioni complessivi e l’intera operazione è crollata come un castello di sabbia, giacché i voucher comprati dalla Regione (con la formula “vuoto per pieno”) per garantire servizi e pernottamenti gratis sono rimasti invenduti.
Ovviamente le responsabilità di SeeSicily sono riconducibili alla gestione della corrente turistica di Fratelli d’Italia, che non ha mai fatto mea culpa di fronte all’evidenza. Un altro che non si è pentito, ma che ha fatto ritorno tra i meloniani qualche settimana fa, dopo un lunghissimo purgatorio, è il deputato nazionale Lillo Pisano. Ancor prima di essere eletto nell’uninominale di Agrigento, nel 2022, alcune sue frasi furono considerate “indegne”: da Hitler “grande statista” a “io sto con Putin” fino alla stessa Meloni, definita “una fascista moderna”. Il risultato? “Sospeso con effetto immediato” e “sollevato da ogni incarico”. FdI lo licenziò in tronco, pur garantendogli – col maggioritario non c’era partita – un seggio a Montecitorio. Pisano si acquattò con Noi Moderati, ma qualche settimana addietro si è rivisto alla Direzione nazionale. Non prima di aver stretto la mano a Mattarella nel giorno della grande inaugurazione di Agrigento Capitale della Cultura, un’iniziativa di cui era stato sponsor. Manca soltanto l’ufficialità, ma il ritorno in FdI è cosa fatta. La questione morale, questa sconosciuta.