Ostaggi del giro di Sicilia. I madoniti hanno vissuto sulla propria pelle ciò che comporta la limitazione del traffico, senza uno straccio d’avviso, per far passare la carovana della mini corsa a tappe organizzata da Rcs Sport con la complicità (onerosa) della Regione. Quattro ore rinchiusi in auto, nell’attesa che il percorso venisse liberato. Durante la tappa di giovedì, conclusa allo sprint così come quella d’esordio a Milazzo, il Giro si è mosso in direzione Palermo. Da Capo d’Orlando, per un totale di 236 km. Oltre sei ore di fatica per i corridori, sotto la pioggia fra l’altro, il cui attraversamento è costato la chiusura di due arterie fondamentali: la statale 120, dal bivio di Geraci fino a Petralia Sottana, e la statale 186, la Castelbuono-Geraci. Gli automobilisti sono rimasti in trappola fin quando non è stato liberato tutto. Non che il gruppone si muovesse tra due ali di folla: il maltempo ha incentivato i curiosi a rimanersene a casa, ma anche il parterre de roi non è quello di un tempo. Pensate che nel 1977, nell’ultima edizione prima di una lunghissima pausa, si era imposto Beppe Saronni. Oggi, dopo una pausa durata quattro decenni e rotti, le prime due tappe portano la firma di due azzurri semi-sconosciuti al grande pubblico: Riccardo Stacchiotti e Manuel Belletti. La terza, sotto l’acqua e con arrivo a Ragusa, è stata vinta dal giovane Brandon McNulty dopo una fuga solitaria.
Di per sé la Sicilia non è la Romagna, qui la cultura per le due ruote non è ancestrale. E una competizione per scaldare i cuori avrebbe bisogno di grandi nomi. Qui l’unica vera acclamazione, finora, il pubblico di Catania (alla partenza) l’ha riservata allo spagnolo Alberto Contador, ex vincitore di Giro d’Italia e Tour de France, che adesso comodamente segue il gruppo dall’ammiraglia. Ed esclusi i ritrovi alla partenza e all’arrivo delle quattro tappe, non è che lungo il percorso si snodi questa folla di curiosi. Ecco che lamentarsi – per la chiusura del traffico – diventa una moda comprensibile. Così come comprensibile è una domanda da rivolgere all’istituzione madre: ma davvero era così necessario svenarsi per il ciclismo e regalare 11 milioni di euro (undici, badate bene) per riportare le biciclette sui percorsi sconnessi di Sicilia che non si fila quasi più nessuno? A proposito, anche le scuole restano chiuse per il passaggio della “grande” corsa a tappe. Ma i ragazzi, piuttosto che fiondarsi lungo il percorso, è più probabile che se ne stiano a casa a dormire. Complice il maltempo, ma anche un certo menefreghismo.