“L’isolamento del giudice Falcone era palese, un fatto acquisito. Era un isolamento sia politico che della corporazione della magistratura”. Salvo Andò, ex ministro della Difesa, torna al clima che si respirava in Sicilia negli anni delle stragi. E lo fa in occasione di un evento: la desecretazione, dopo trent’anni, dell’audizione di Totuccio Contorno di fronte alla commissione antimafia, avvenuta nel 1989. Quando il secondo pentito di Cosa Nostra, sull’esempio di Tommaso Buscetta, tornò dagli States e iniziò a vuotare il sacco: “Ricordo bene quella audizione del pentito Contorno – dice Andò in un’intervista all’Adnkronos – anche perché il suo ritorno in Italia fu accompagnato da un certo clamore. Ovviamente non ricordo le domande che gli feci, però ricordo il periodo e il clima che si respirava”. “La storia di Falcone – allarga il ragionamento l’ex ministro – è la storia di un magistrato simbolico che da vivo non mi pare sia stato sempre sostenuto dalla corporazione dei suoi colleghi… Mentre da morto sì. Spesso veniva attaccato anche per ragioni politiche perché il dottor Falcone non era disponibile a farsi strumentalizzare. Era un uomo libero e la sua grande forza era che non riusciva spesso a entrare nei sofismi della politica”.