In attesa di scrivere la storia hanno cominciato a riscrivere l’anagrafe. Dopo essersi occupato di sicurezza, economia e Rai, il governo è passato a legiferare sui diritti civili. Per lavare i panni in famiglia (tradizionale!), Matteo Salvini ha scelto un uomo tutto d’un pezzo come il suo fraterno amico Lorenzo Fontana che si è subito distinto per le sue uscite: aborto, lotta ai gay e alla cannabis, razza bianca a rischio… Più che essere nominato da Mattarella si sente investito da un ayatollah. Attaccato dai quotidiani, in soccorso di Fontana è arrivato proprio il leader della Lega. In un’intervista a un giornale cattolico, il vicepremier ha annunciato che presto cancellerà la dicitura “Genitore 1” e “Genitore 2” per sostituirli con “padre” e “madre”. Sia chiaro.

Non è la grammatica a proteggere la confusione allegra dei sessi, non sempre utilizzare la neutralità nel lessico assicura un riconoscimento civile per le coppie omosessuali. Diciamola tutta. “Genitore 1” e “Genitore 2” riduce l’affetto ad aritmetica. Ma la soluzione non è neppure il ritorno al passato, la posizione degli struzzi che mettono la testa sotto la sabbia. Sarà retorico dirlo, ma quando si parla di genitorialità è meglio puntare ad aggiungere aggettivi piuttosto che togliere e modificare. Lo sa perfino Salvini. Un divorzio, una compagna da cui ha avuto due figli e infine una nuova relazione. Va bene guardare alla Russia in politica estera, ma a volte non guasta leggere di russo anche la letteratura. Meno Putin e più Tolstoj, per ricordare la più semplice e antica delle verità: “Le famiglie felici si somigliano tutte mentre quelle infelici sono infelici a suo modo”.