Oggi Patrizia lavora qui al bar. Inizia alle 7. Ho dovuto richiamarla ieri sera, “Patrizia scusa, c’è un’emergenza, domani puoi lavorare?”. “Certo”. Lavora anche se è l’8 marzo e le altre donne scioperano.
Nazarena inizia alle 10, al solito starà un po’ alla cassa e un po’ al banco, a seconda delle esigenze. Mi aveva solo chiesto se poteva fare la mattina, ho messo mano ai turni, un tocco qua, un incrocio magico là e il gioco è fatto, la serata con le amiche di Nazarena è al sicuro.
Chiara attacca alle 15.30, starà fino a chiusura. A fine gennaio le era scaduto il contratto, mi aveva chiesto un po’ di tempo per riposare e sbrigare alcune cose che aveva messo da parte. Chiara è una di quelle che dove la metti sta; studia canto e mi fa diventare pazzo coi turni: mercoledì posso fare il pomeriggio, giovedì e sabato la mattina, lunedì mettimi a partire dalle 8 e così via. Mi lavora ai fianchi, ha la fortuna che le voglio bene. Per questo la assecondo. E anche perché studia canto. Ha ambizione e mi piace. Mi piace quando qualcuno prova a trovare un’alternativa al rassicurante posto da banconista, che a mio modo di vedere – al pari del lavoro del titolare – è una sorta di fine pena mai.
Rosy inizia alla cassa alle due e mezza del pomeriggio. Avrebbe dovuto fare la mattina ma Maurizio, l’altro cassiere, le ha chiesto il cambio turno. Difficilmente Rosy nega un favore a un collega. Ha due figli interamente a carico ed è una seria come poche, almeno al netto di clamorose sorprese.
L’unica delle donne in organico oggi libere è Rita. Figuriamoci, Rita è una che viene a lavorare pure con la febbre. Ha un brutto carattere e non le scippi un sorriso manco se la preghi, non sarò certo io a negarlo, però guai chi me la tocca.
Silvia ha iniziato alle 6, quando stamattina sono uscito di casa lei era già lì, in caffetteria; probabilmente a metà mattinata mi chiamerà, “mi mandi qualcuno un po’ prima per le pulizie?”. Mi piace la metodicità del mio lavoro. A volte potrei chiudere gli occhi e raccontarvi con precisione quello che sta accadendo alla cassa, o in laboratorio. Ho sviluppato superpoteri importanti.
Alle otto, poi, arriverà Stefania: prenderà il suo caffè ancora assonnata, carburerà lentamente, la cazzierò per qualche motivo inesistente e poi sarà la solita macchina da guerra per tutta la mattina, fino a pranzo. Dimenticavo Shara e Daniela, lavorano in amministrazione e per questo motivo mi piace dire – soprattutto a loro, ovviamente – che lavorare in amministrazione non è un lavoro vero ma un passatempo. Conto sulla loro bontà e sul perdono.
Piccoli flash dal bar Massaro, le donne che lavorano anche oggi 8 marzo, il giorno dello Sciopero con la S stramaiuscola, l’Italia bloccata per le sante rivendicazioni e poi magari un giorno qualcuno mi spiegherà il nesso. Chissà se Patrizia e Silvia, se Nazarena e Rosy, se Stefania e Chiara, vedono inficiata la loro dignità di donne perché oggi sono dietro a un banco e a non a sfilare dietro a un pittoresco serpentone di slogan. Chissà se Shara e le altre colleghe vedono irrimediabilmente compromessi i loro diritti per il sol fatto di lavorare per un’azienda privata, chissà se oggi, nel loro intimo, si sentono meno donne di quelle donne lì che coloreranno l’Italia da Trieste in giù. Glielo chiederò, magari a fine turno ma glielo chiederò.