Bisogna raccontarla dall’inizio questa storia semplicemente incredibile. Voleva candidarsi ovunque, Elly Schlein, contro Giorgia Meloni, ritenendo vantaggiosa la polarizzazione del gioco a due. E mutuando dalla premier una condotta – e un inganno – inediti a sinistra: mi metto in lista per Bruxelles, ma poi non vado. Lo fece per primo Silvio Berlusconi vent’anni fa. Ma, davanti alle resistenze del suo partito ha cambiato lo schema.
Voleva, a quel punto, candidare ovunque dei civici, tutti esterni e in contraddizione tra loro per storia e convinzioni. Un aperto atto di sfiducia nei confronti del suo partito, praticamente la seconda tappa delle primarie. Ma non è riuscita perché, avendo accettato il negoziato con le correnti, ha dovuto cedere un po’ qui un po’ lì. Per nascondere il cedimento, ha proposto dunque di inserire il suo nome nel simbolo del partito, un altro clamoroso inedito a sinistra: la trasformazione del Pd in un partito del capo, come i tanti partiti personali apertamente combattuti. Praticamente l’opposto di Enrico Berlinguer, buono per essere stampato sulle tessere, ma non per fare pulizia in Puglia o per recuperare un’idea di partecipazione o di partito che non sia solo la curva del leader. Non male, mentre al contempo si denuncia l’involuzione democratica del premierato e della cultura dell’uomo (o della donna) sola al comando. Continua su Huffington Post