A Ursula vuole bene solo lui, Antonio von Tajani. Se non ci fosse stato il ministro gentiluomo, von der Leyen tornava a casa senza un pacchero, a digiuno. Il leader di Forza Italia l’ha invitata a pranzo al Circolo degli esteri, le ha offerto gamberetti e melone. Poi, via. La presidente della Commissione europea che ci ha dato il Pnrr? In Italia viene già trattata da befana. Peggio del marziano di Ennio Flaiano.

Von der Leyen? Licia Ronzulli l’ha definita “un cavallo zoppo”, Meloni l’ha tenuta a distanza. Tajani ha ora l’ansia da europrestazione: “Puntiamo al dieci per cento, a essere centrali. Alle prossime politiche possiamo arrivare al venti”. Salvini è però tornato assatanato, firma copie di libri più di Sangiuliano, Giorgetti fa il falco, come la buonanima di Wolfgang Schäuble. Von Tajani si oppone al suo spalma superbonus e pure alla sugar tax: “Giorgetti, noi ti subemendiamo!”. E’ super campagna elettorale. Gasparri è tornato a lucidare lo spadino, il pennino: “Ho appena firmato gli emendamenti contro la retroattività dello spalma superbonus. Trattiamo”.

E sulla Sugar tax? “Altri emendamenti”. Forza Italia ha puntato il ministro dell’Economia che canticchia sotto la doccia, “risparmi protetti/con il ministro Giorgetti”, e che parla direttamente con Meloni, “ma chi si crede”, che “ci tratta con disprezzo”. FI lotta. Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Questa tassa è amara, amarissima, non passerà”. Il senatore Dario Damiani, che è il genio dell’emendamento pecetta, risponde: “Alla pugna, non si molla! Vabbè, una soluzione si troverà”. Si dovrebbe trovare oggi, in commissione Finanze dove c’è il leghista Garavaglia a fare da vigile. FI inizia ad avere paura della competizione europea.

All’Eur, al salone delle Fontane, per l’apertura della campagna elettorale di FI, le fontane ci sono, ma manca l’acqua: la gratitudine nei confronti di monna Ursula. Passi la vita a fare il Tajani per bene, a ringraziare la donna che ci ha riempito di soldi, che ci ha allentato qualsiasi regola, e ti accorgi che i connazionali le tirano le pietre. Il povero Tajani per fortuna è un europeista (“l’Europa siamo noi, è Fermi, Dante, Leonardo da Vinci”) e ha uno squadrone capitanato dal capogruppo Barelli che ha radunato la meglio imprenditoria della Tuscia: “Io non so’ un paraculo. Hai visto che platea ho riunito?”. Al bancone ci sono bustone con i santini di Tonio Tajani che deve fare bella figura con le preferenze. Roberto Cota, ex governatore leghista, del Piemonte, che è venuto da Torino, e che è candidato nel nord ovest con FI, ce l’ha con Salvini (si è permesso di dire al doge Zaia: “Ho dieci candidati per il dopo Zaia”) che sta snaturando la Lega: “Per prendere qualche punto in più ha candidato Vannacci, lo usa come droga, ma cosa resterà della Lega, dopo Vannacci?”. Continua su ilfoglio.it