Domani, al giardino sui bastioni del Palazzo Reale, un’occasione buona a dimostrare come si possa essere ricchi e non saperlo. Non di denari, ma di bellezza e cultura. In particolare di giardini e di alberi monumentali che, a Palermo e non solo, dovrebbero essere tenuti in gran conto fino a rendere lecito il vanto, oltre ogni esagerazione retorica, di essere la città che in Italia ne è più ricca seppure in una clamorosa inconsapevolezza. A dimostrarlo, una passeggiata (l’attività privilegiata in questi spazi) in un giardino storico, lungo i secoli, da Maredolce fino al palmeto di Villa Bonanno e la condizione che si tralasci la miseria del contemporaneo (il giardino della Zisa, il roseto). Qualche intuizione sulla trascurata ricchezza può giungere a chi si avventura a Villa Trabia o Villa Giulia o, alla (s)Favorita dove subito ordinarie forme di degrado – aiuole abbandonate, statue mutilate, fontane secche, alberi mancanti o mal capitozzati, aranci, limoni morti di sete – riportano dai sogni alla realtà.
Sola eccezione il bastione del Palazzo e per una ragione acclamata. Una storia appassionante di orti medievali e giardini romantici, terminata con un recupero esemplare perché guidato da passione e competenza, quelle di Manlio Speciale (dell’Orto Botanico) e di Pasquale Riggio (ARS), che si evidenziano in una qualità paesaggistica risorta, non abbandonata a vaghe memorie. E poi, domani un’altra occasione da non perdere. Ne parleranno Tiziano Fratus, gli esperti dell’Università e gli ambientalisti nelle lingue che meglio i giardini e gli alberi esprimono e comprendono: quelle della poesia, della botanica e della coltivazione.