Monta la protesta in tutta Italia dopo l’ultima stretta legata al Dpcm del premier Conte che prevede, tra l’altro, la chiusura dei locali dopo le 18 e lo stop a palestre e attività sportive. Ma spesso le manifestazioni pacifiche passano in secondo piano: a prendersi la scena sono soprattutto i facinorosi e gli sfasciavetrine, che ieri hanno dato sfoggio delle proprie abilità a Milano e Torino, dove sono stati sparati fumogeni e molotov contro le forze dell’ordine. Fermato un manifestante anche a Napoli.
A Milano, le forze dell’ordine hanno lanciato i lacrimogeni contro i manifestanti che stavano a loro volta lanciando pietre e bottiglie davanti alla sede della Regione Lombardia, in via Melchiorre Gioia, con l’obiettivo è quello di disperdere i partecipanti di un corteo non autorizzato e violento partito da corso Buenos Aires, la via dello shopping. Un poliziotto è stato ferito, sembra in maniera non grave, davanti alla Stazione Centrale: è stato colpito da un oggetto, forse una bottiglia, ed è stato soccorso per essere medicato. Il corteo, in seguito, è stato disperso.
Due negozi della centralissima via Roma, a Torino, sono stati devastati da gruppi di manifestanti nel corso degli episodi di guerriglia con le forze dell’ordine. Un gruppo, dopo aver sfondato la vetrata d’ingresso, si è introdotto all’interno e si è dato al saccheggio. Sale, intanto, il bilancio dei fermati: sono dieci secondo la Questura.
Al Viminale sale l’allerta per le tensioni sociali che potrebbero esplodere nel Paese. Le manifestazioni dei giorni scorsi a Napoli, Roma e Torino, viene sottolineato, sono un campanello d’allarme anche se si è trattato di situazioni ben connotate: chi si è reso protagonista degli scontri con le forze di polizia, in sostanza, non aveva nulla a che vedere con le categorie che in qualche modo sono state più colpite dalla crisi, ma con ambienti che avevano il preciso scopo di provocare disordini: ultras, estremisti di destra, centri sociali, soggetti che vivono di espedienti e piccoli reati utilizzati come manovalanza dalla criminalità organizzata. Ma la situazione ora potrebbe cambiare. La rabbia e la frustrazione che monta nel paese e che coinvolgono diverse categorie sociali e produttive potrebbero infatti diventare occasione perfette per chi ha interesse ad alimentare le tensioni.