Nicola Caldarone torna all’Esa. Il capo di gabinetto vicario dell’assessorato all’Agricoltura, che per otto mesi (e fino alle dimissioni dell’ottobre 2018) era stato a capo dell’Ente di sviluppo agricolo, è stato nominato commissario ad acta con funzioni di direttore generale. Il decreto è stato firmato ieri sera. L’interim avrà la durata di tre mesi, durante i quali si svolgeranno le procedure per l’individuazione di un nuovo direttore generale che prenderà il posto di Fabio Marino, che dal 28 agosto – giorno di scadenza del suo contratto – aveva operato in regime di proroga. “Si tratta di un momento importante – esordisce Caldarone – perché all’Esa ho lasciato un pezzo di cuore, nonostante molte resistenze. Ero stato presidente per otto mesi e conosco l’ente in maniera profonda, avendo vissuto al fianco dei dipendenti e di ogni singolo operaio. L’Esa può dimostrare a tutta la Sicilia le proprie potenzialità, io voglio dare continuità al lavoro già iniziato”.
Ma la polemica è dietro l’angolo. “Questo geniale governo della Regione siciliana avrebbe nominato un componente di un ufficio di gabinetto, esterno all’amministrazione regionale, quale commissario ad Acta nella figura del direttore dell’Ente di Sviluppo Agricolo. La notizia mi pare così folle da non crederci, eppure sembra fondata”. Lo dice Antonello Cracolici, parlamentare regionale del Pd. “Al di là del fatto che la nomina la fa il consiglio di amministrazione dell’ESA e non il gabinetto dell’assessore – aggiunge – quello che appare grave è che un collaboratore dell’assessore che non è dipendente dell’amministrazione, venga considerato un dirigente interno e sia nominato nella funzione di direttore”. “Penso che in questa vicenda – prosegue il deputato dem, ex assessore regionale all’Agricoltura – oltre agli illeciti amministrativi vi siano in corso diversi reati contabili e amministrativi, proprio per questo presenterò un esposto alla Corte dei Conti ed alla Procura della Repubblica. Vedremo come finirà – conclude Cracolici – ma questi signori non sono a casa loro”.
A stretto giro di posta è arrivata la replica dell’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera: “Capisco la doglianza dell’onorevole Cracolici, atteso che il Direttore uscente, il cui contratto è oggi scaduto, e che con apposita procedura divenne Direttore generale, era un componente del suo Ufficio di Gabinetto. L’atto di cui discutiamo oggi è una nomina a Commissario ad Acta, temporanea e limitata ai soli atti urgenti ed indifferibili, la cui mancata adozione comporterebbe nocumento economico per l’Ente. La gestione commissariale, del tutto transitoria, si è resa necessaria nelle more dell’espletamento della procedura di evidenza pubblica per la nomina del Direttore, che vedrà, per le parti di competenza, il pieno coinvolgimento del Consiglio di Amministrazione. Si rappresenta che il dottore Caldarone è in possesso di tutti i requisiti utili a ricoprire l’incarico funzionale cui è stato preposto. Lo stesso è infatti in atto dirigente della regione siciliana con contratto a tempo determinato e riveste l’incarico di Capo di Gabinetto vicario dell’Assessore all’Agricoltura, fattore questo che gli attribuisce, a pieno titolo, lo stesso status giuridico, dei dirigenti regionali di ruolo. Si resta a disposizione per gli ulteriori chiarimenti sulla piena legittimità del provvedimento”.
L’Esa è l’ente di sviluppo agricolo che il presidente della Regione Nello Musumeci, a giugno 2018, aveva definito “l’ultimo della carrozzone della Prima Repubblica”. E il suo governo, in più momenti, sembrava orientato a sopprimerlo. Ma non solo è rimasto in vita: l’Esa, per effetto di una sentenza del 2015 passata in giudicato, avrà diritto a una restituzione di quasi 20 milioni da parte della Regione, che non avrebbe mai pagato il corrispettivo per l’acquisto di cinque immobili (poi transitati al fondo Fiprs) avvenuto anni prima.
Tra gli altri enti di cui non si parla più, c’è Riscossione Sicilia, che al termine della scorsa legislatura sembrava sul punto di essere liquidata. Il governo Musumeci ci ha ripensato. Solo l’Ars ha approvato una proroga al termine per il passaggio dei lavoratori e delle funzioni da Riscossione all’Ader, l’Agenzia delle entrate e della Riscossione, che sembra disposta ad “assorbire” l’ente, ammesso che la Regione paghi i debiti esistenti. Una decisione dovrebbe arrivare entro dicembre 2021, ma dalla nascita del Conte-bis il tavolo tecnico non si è più riunito.
In un report di Live Sicilia, si fa inoltre riferimento al destino del Cas, il Consorzio Auitostrade Siciliane, che il governo Crocetta avrebbe voluto accorpare ad Anas. Ma i recenti e scandali che hanno colpito l’azienda di Stato, uniti al fatto che gli interventi sulle opere pubbliche siciliane procedono a rilento (l’ultimo esempio è quello della Statale 117 “Centrale Sicula”), avrebbe convinto il governo Musumeci a muoversi su tutt’altra direzione e sviluppare il Cas. Sarebbe in rampa di lancio, invece, l’Irca, il nuovo istituto del credito agevolato nato dalla fusione di Ircac e Crias. A settembre la giunta ha votato il nuovo regolamento e, dopo un anno e mezzo di lunga gestazione, è tutto pronto. Restano saldi, invece, gli Iacp, che Musumeci avrebbe voluto liquidare per fare spazio alla nuova Agenzia della Casa. La prima commissione dell’Ars, però, ha bloccato le nuove nomine e, allo stato attuale, gli istituti autonomi di case popolari restano in regime di commissariamento.