Chissà cosa prova Roberto Lagalla, da tre mesi sindaco di Palermo, quando attraversa l’aeroporto di Punta Raisi. Nel baraccone degli arrivi si vedono i tetti sventrati e i fili pendenti. Dicono che ci sono “lavori in corso” ma non c’è mai nessuno che lavora. Chissà cosa prova il vice sindaco Carolina Varchi quando passa da Borgo Nuovo dove chiunque può ammirare le montagne di rifiuti esposte al sole e all’acqua. Più che montagne sono ormai catene montuose. E chissà cosa prova Maurizio Carta, assessore plenipotenziario sui nuovi assetti della città, quando fa visita al cimitero dei Rotoli dove le erbacce aggrediscono e sventrano le tombe. Il sindaco e i suoi assessori sono persone colte, sensibili, preparate. Ma ieri ho visto Lagalla con la fascia tricolore mentre intestava una strada a Giuseppe Insalaco, ucciso dalla mafia, e l’ho scambiato per Leoluca Orlando.