Che Totò Cuffaro fosse (ri)diventato così presto protagonista della vita politica siciliana, forse, non ci credeva neanche lui. Ma l’ex governatore è al centro delle frenetiche trattative di queste ore. Ieri, addirittura, la sua Dc era contemporaneamente a due tavoli: lui, Totò, alla presentazione del libro di Gianfranco Rotondi, a Villa Zito, assieme al candidato sindaco in pectore di Italia Viva, Davide Faraone; il suo vice, Pippo Enea, al tavolo del centrodestra, impegnato nella lenta e logorante costruzione di una proposta unitaria per le Amministrative di Palermo. Che almeno per il momento non contemplano la candidatura di Faraone, anche se la Dc e il Cantiere Popolare di Romano avrebbero chiesto il coinvolgimento dei renziani e di + Europa. Un segnale?
“Io sono per un’ipotesi di candidatura al femminile – ha insistito Cuffaro -. Ancora non ne ho viste di candidature femminili, anzi qualcuna da schieramenti che non sono i miei prediletti”. L’ex governatore ha tagliato corto su Faraone, mentre ha pizzicato Micciché e Tamajo, che nelle ultime proposte hanno chiesto, per un ritorno alla politica, di azzerare tutte le candidature per il dopo Orlando: “Sarebbe necessario, ma non credo che né Micciché, né Tamajo abbiano il potere di azzerare”.
Qualche giorno fa, partecipando a una trasmissione televisiva, Cuffaro aveva dato un paio di notizie passate un po’ in sordina. La prima, come testimonia la partecipazione al tavolo di ieri del centrodestra, si è rivelata una provocazione. “Non mi vogliono nel centrodestra? Sono io che non vado da nessuna parte, né a destra, né a sinistra – disse l’ex presidente della Regione a Casa Minutella, a proposito del mancato invito al primo summit dell’hotel Politeama -. Resto da solo al centro. Chi ha preteso di non invitarmi avrà avuto i suoi buoni motivi. Dico al centrodestra: non mi hanno invitato e ne ho preso atto. Adesso tenteranno di invitarmi, non si aspettino che io ci vada”. E’ accaduto.
La seconda notizia, invece, riguarda il suo futuro politico: “Non potrò fare il candidato, non posso ambire a incarichi istituzionali. Farò il padre nobile della Dc, sempre che in politica esista ancora la figura del padre nobile. Insomma, finite le elezioni regionali, a novembre del 2022, smetto con la politica e me ne torno in Burundi. Sono convinto che la Dc riuscirà ad esprimere un gruppo di 6 o 7 deputati. A loro toccherà portare avanti la storia della Dc, a prescindere da me. Io non appartengo più a questa politica”. Visto l’attivismo di queste ore non si direbbe. Un conto è giocare nelle retrovie, un altro non giocare affatto.