Lo scandalo dell’eolico si arricchisce di una testimonianza chiave. Quella di Alberto Pierobon, assessore regionale all’Energia e alle Pubbliche utilità, che, nella veste di “persona informata dei fatti”, è stato ascoltato in Procura a Palermo. “Non è la prima volta e non sarà l’ultima che vengo sentito dai magistrati. Fa parte del mio lavoro” ha detto Pierobon all’ingresso del palazzo di giustizia. Da cui è uscito due ore e mezza dopo, al termine di un interrogatorio serrato in cui “spero di avere definitivamente chiarito ogni aspetto che mi riguarda. Il mio operato è sempre stato all’insegna della trasparenza e della correttezza”. Nelle scorse settimane, di fronte al procuratore aggiunto Paolo Guido, e ai sostituti Francesca Dessì e Gianluca De Leo, era stato il turno di altri due assessori (Turano e Cordaro) e del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché.

Per il valore investigativo assai elevato, il colloquio con Pierobon è stato programmato per ultimo. I magistrati hanno cercato di capire la natura dei suoi rapporti col faccendiere ed ex consulente della Lega Paolo Arata, arrestato assieme al figlio, lo scorso giugno, per corruzione e autoriciclaggio; passando per le pressioni che lo stesso Pierobon avrebbe esercitato nei confronti di Cordaro per accelerare le pratiche relative a due impianti di biometano che Arata e Vito Nicastri, il re dell’eolico che avrebbe favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro (e che ha già patteggiato la pena a due anni), volevano realizzare in Sicilia (a Francofonte e Gallitello).

Dal verbale dell’audizione di Cordaro, emerge come “l’assessore all’energia Alberto Pierobon, a iniziare dall’autunno del 2018, iniziò a invitarmi e più volte a sollecitare gli uffici competenti ed evadere la pratica di Arata. L’impressione che ebbi è che Pierobon desse per scontato che la commissione si esprimesse nei termini evoluti da Arata”. E ancora, in un altro passaggio, Cordaro specifica che “Pierobon, insieme a Paolo Arata, mi venne a trovare all’inizio di una seduta parlamentare chiedendomi ancora una volta della pratica pendente e sollecitandomene ancora una volta la definizione”. Su questo punto Pierobon ha cercato di smorzare la polemica col collega: “E’ normale che un collega spinga perché le pratiche vengano evase, questo non significa indirizzare o agevolare qualcuno” ha detto ai magistrati. Mentre in passato lo stesso Pierobon ha detto di non sapere che dietro Arata ci fosse la presenza ingombrante di Nicastri.

I verbali delle audizioni dei tre assessori e di Micciché verranno depositati nel corso del processo con rito immediato a Paolo Arata, che in passato ha rivestito anche l’incarico di deputato nazionale con Forza Italia (da lì, l’interessamento a più riprese di Gianni Letta, braccio destro dell’ex premier Silvio Berlusconi). In quella circostanza, sia Pierobon che Cordaro potrebbero essere chiamati dai giudici per un confronto direttamente in aula, come fa sapere Repubblica.