C’è un tempo per ogni emozione. E un’emozione per ogni età, e per ogni condizione. Ma ci sono emozioni così profonde e avviluppanti, che toccano il cuore, ti prendono l’aria e spingono lacrime, che accadono solo ai genitori. Si è vero, ci si commuove fino al pianto anche davanti a un film, leggendo un libro, o perfino ammirando un’opera d’arte. E c’è chi si emoziona per mille altre cose lungo una vita. Ma le emozioni che regalano i figli, non hanno paragoni.
Vuoi mettere vedere tua figlia su un palco? Che canta, che balla, che prende applausi? E mentre lei si esibisce, fatalmente nell’animo tenero del genitore si affastellano le immagini della sua crescita, dal momento in cui è spuntata alla vita, alle prime parole balbettate; dall’asilo alla scuola media, al liceo, passando attraverso le gioie e le ansie della fanciullezza, della giovinezza. La tenevi ancora in braccio- pensa inevitabilmente un padre- e ora eccola lì, dentro al suo body, e dietro al suo trucco, che interpreta la canzone di un musical celeberrimo, e che mentre canta esegue una coreografia studiata nei dettagli. E tu lì, dietro le quinte, che preghi che vada tutto bene, che non si emozioni. E sai benissimo che sei tu quello emozionato, e non lei, che fa quel lavoro lì; che ha studiato canto e danza e recitazione. Ed è il tuo cuore quello che sta pulsando come forsennato dentro al petto.
Mentre il suo “numero” scivola che è una meraviglia, davanti alle telecamere, in uno studio che mette i brividi, con cento luci, col pubblico, e un regista entusiasta che ti fa ripetere l’esibizione per avere inquadrature migliori. Un’emozione così, lo confesso, l’avrei vissuta anche se lo studio fosse stato quello di un’emittente privata, come quella dove sono cresciuto giornalisticamente. Ma lontano da facili retoriche, bisogna ammettere che se tutto ciò accade a Rai Uno, in una delle sue trasmissioni di punta, leader di ascolti nella sua fascia come “UnoMattina in famiglia”, bé, è tutt’altra cosa.
Per una ragazza di ventitre anni come Chiara, dopo due anni alla scuola del musical di Milano al ritmo di dieci ore al giorno di lezioni, avere avuto una possibilità così importante è stata una felicità immensa per lei. Chiara è mia figlia, ma credo che queste emozioni, questo immenso orgoglio, valgano per qualsiasi padre e qualsiasi figlia nelle nostre stesse condizioni. Un’emozione così poi vale doppio se non si perdono di vista i valori fondanti del tuo percorso; se ti ricordi sempre chi sei, da dove vieni, e chi vorresti diventare. Con umiltà e determinazione. Ho una persona da ringraziare, quella che ha dato questa opportunità a Chiara, il mio caro amico Giovanni Taglialavoro, capo autore di “UnoMattina in famiglia” e mio maestro di giornalismo e di vita. Senza di lui non saremmo qui a celebrare quello che Chiara ritiene un sogno. C’è una antica massima indiana che dice: “un uomo diventa quello che sogna”. E noi abbiamo sognato bene.