Il piano nazionale di ripresa e resilienza ha moltiplicato, per il governo della Regione, le possibilità di fare campagna elettorale. Nell’ultima settimana di febbraio entra nel vivo: entro il 28 di questo mese, infatti, l’assessorato alla Salute dovrà spedire a Roma il piano aggiornato degli interventi riguardanti la Missione 6, che prevede la realizzazione di case e ospedali di comunità nel territorio siciliano; ma anche un piano di politiche attive del lavoro, studiato nei dettagli dall’assessore Scavone (e dal collega Lagalla), che prevede la riqualificazione e, ove possibile, la ricollocazione di circa 65 mila siciliani, fra disoccupati e precari. Come se non bastasse, restano aperti altri capitoli. Dai concorsi per 1.024 impiegati nei Centri per l’Impiego, 46 Forestali e 100 dipendenti per il ricambio dell’amministrazione regionale; passando per la stabilizzazione di nove mila precari Covid (ma l’approvazione delle piante organiche degli ospedali, prevede 17 mila posti da coprire entro il prossimo triennio). Una lunga catena d’investimenti, inoltre, riguarda le infrastrutture: nell’ambito della programmazione europea 2021-27, lo Stato centrale ha deciso di anticipare alla Regione 1,2 miliardi a valere sul Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) per interventi stradali, autostradali, ferroviari.
Le opportunità sono infinite. Corrispondono – purtroppo o per fortuna – a metodi di raccolta del consenso elettorale. E per questo andrebbero vagliate con la necessaria lucidità, allo scopo di stabilire un confine tra promessa e inganno. Prendete, ad esempio, la rivoluzione del Pnrr sanità. Le cartelle relative ai progetti che riguardano le nuove strutture di comunità (case e ospedali) e le Cot (centrali operative territoriali) dovranno essere compilate entro il prossimo lunedì. Ma non c’è niente di scontato. In commissione Salute l’assessore Razza ha prospettato numerosi cambiamenti rispetto alla prima bozza, che aveva fatto innervosire sindaci e deputati.
Ad esempio, è arrivato a prevedere degli interventi correttivi in città prima ignorate: da Gela, dove dovrebbe sorgere una casa della comunità, passando per Bagheria, Cammarata, Favara e Grammichele. Mentre un ospedale di comunità è previsto a Troina, Vizzini e Pachino. Ma il punto non è soltanto accontentare tutti (all’indomani dei messaggini recapitati dal segretario di Musumeci, Marco Intravaia, ai sindaci dei comuni “premiati”, Forza Italia aveva sollevato un polverone), ma attenersi alle tempistiche per il caricamento delle schede sul portale Agenas: “Allo stato attuale quasi tutte le Asp non hanno in organico personale tecnico sufficiente a permettere loro di completare tutte le operazioni nei tempi previsti”, ha denunciato Giorgio Pasqua (M5s).
Potremmo rischiare, come già avvenuto con i 31 progetti dei Consorzi di Bonifica, di perdere parte dei finanziamenti. Per questo la politica dei proclami lascia il tempo che trova. Sulla sanità si giocano altre partite di prim’ordine. Una riguarda la stabilizzazione dei nove mila precari Covid, che si sono spesi in prima linea durante l’emergenza e che hanno il contratto in scadenza il 31 marzo: per la proroga dei contratti serve innanzi tutto l’avallo di Roma (attraverso una norma dedicata), poi una presa d’atto con l’emanazione di indicazioni operative alle Asp da parte dell’assessorato alla Salute.
Ma non è tutto così automatico. Allo stato attuale, infatti, “possono essere stabilizzati solo i precari appartenenti ai ruoli sanitari, quindi medici ed infermieri, che abbiano entro il 30 giugno 2022 effettuati 18 mesi di attività lavorativa da precario in emergenza Covid” chiarisce Pasqua. “Se lo stato non consente alle Regioni di andare oltre il 30 giugno, saranno pochissimi quelli che avranno acquisito i requisiti necessari alla stabilizzazione”. Inoltre, il parlamentare del M5s specifica che “non è prevista la stabilizzazione di personale di altri ruoli che, nel computo totale dei precari individuati dalla Regione coi click-day, rappresentano un certo numero di lavoratori”.
C’è anche un altro aspetto da non sottovalutare: “Secondo la legge di Bilancio – continua Pasqua – non possono essere stabilizzati lavoratori precari per importi di spesa totali superiori al 10% della spesa per personale sanitario in forza alle regioni al 2018. Ho letto dichiarazioni apodittiche circa 9.000 precari da stabilizzare, come se in Sicilia il sistema sanitario regionale occupava, al 2018, novantamila persone. Attualmente sono circa 60.000. Credo che l’equivoco (meglio dire: il voluto errore) consista nel fatto che il 10% è calcolato sul numero totale indicato dalle Asp nei piani di fabbisogno triennali e non dalla spesa 2018 più il 10%. Alla luce di queste considerazioni e visto l’approssimarsi delle elezioni regionali di novembre, non v’è chi non veda quanto queste dichiarazioni siano strumentali ad una campagna elettorale che si prospetta pessima, giocata tutta sull’illusione di un posto di lavoro fisso”.
Sempre a proposito di sanità, dalla recente approvazione delle piante organiche, risultano 17 mila posti vacanti. Non c’è, però, la copertura finanziaria per metterli a bando tutti, almeno nell’immediato. Le stime si fermano a 5.300 per il 2022. Si partirà con la stabilizzazione dei contrattisti che entro l’anno avranno maturato i requisiti della Legge Madia (ossia tre anni di servizio negli ultimi otto), poi si procederà con i concorsi per titoli ed esami destinati alle nuove leve. I più richiesti sono gli infermieri. Questa partita, va da sé, scorre in parallelo rispetto alla stabilizzazione dei precari Covid.
Restando al capitolo ‘lavoro’, certamente il più succulento, va approfondito il piano elaborato dagli assessori Scavone e Lagalla. Anche questo rientra nelle dinamiche del Pnrr, ed è rivolto ai percettori del reddito di cittadinanza che non vogliono perdere l’assegno, ma anche ai percettori dei sussidi come la Naspi e ai precari storici (come gli Asu). Il piano vale 95 milioni e prevede la profilazione di 65 mila fra disoccupati e precari. L’obiettivo del piano Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) è riqualificare i potenziali lavoratori, far acquisire loro le dovute competenze digitali e immetterli sul mercato. “Il programma – ha anticipato Scavone al Giornale di Sicilia – prevede varie categorie di interventi e un ruolo attivo dei Centri per l’Impiego”, dove nel frattempo dovrebbe concludersi la procedura per 1.024 assunzioni. Sempre che il mega ricorso annunciato dai sindacati entro il 28 aprile (contro la cancellazione della ‘riserva’ per i dipendenti regionali) non produca scossoni. Anche Gol, però, è un acronimo che contiene tutto e niente: si tratta, più che altro, di formazione. Altri, in questo ambito, hanno già fallito: ad esempio i Centri per l’Impiego, che talvolta non sono neppure riusciti a completare l’intervista ai beneficiari del Reddito di cittadinanza (figurarsi i passaggi successivi); per non parlare dei Comuni, incapaci di attivare i Puc, i piani di utilità collettiva. Garanzie? Zero.
Che sulla Regione pioveranno bei soldoni, però, è storia nota. L’ultimo annuncio di Musumeci e Falcone riguarda la disponibilità di 1,2 miliardi, a titolo di anticipazione, da parte del Ministero per il Sud. Si tratta di risorse a valere sulla programmazione comunitaria 2021-27 che, come confermato dalla ministra Carfagna, verranno investite su progetti immediatamente cantierabili. Uno strumento di sviluppo (ma anche di campagna elettorale) innegabile. Sulla rete autostradale siciliana di competenza del Cas, saranno riversati 452 milioni, di cui 350 per la realizzazione del lotto Modica-Scicli sulla Siracusa-Gela; 408 milioni saranno impiegati per la velocizzazione della linea ferroviaria Catania-Palermo, a completamento del progetto madre individuato dal Pnrr per portare l’alta velocità in Sicilia; 311 milioni sosterranno investimenti nel settore idrico (per la manutenzione e il completamento di alcune dighe); 53 milioni, invece, sono destinati al recupero della viabilità interna.
Briciole, secondo la Cgil: “Ancora una volta il governo regionale procede eludendo il confronto con le parti sociali, obbligandoci a chiedere in primo luogo sulla base di quali criteri siano stati selezionati i progetti presentati al Cipess, inoltre perché si è ritenuto di escludere opere come le strade secondarie penalizzando ancora una volta le aree interne e perché si punti in maniera così consistente sulle manutenzioni, fondamentali ma in genere sostenute da altri canali di finanziamento, piuttosto che sulle opere infrastrutturali”. Ma nell’attesa di risolvere il giallo, la macchina si è già messa in moto. E le scadenze giocano a favore di Musumeci. I primi risultati sono attesi alla vigilia delle Regionali.