Nell’epoca del politicamente sensibilissimo (da quando i paesi anglosassoni si pongono il dubbio se chiamare la vagina “buco anteriore” per non offendere la sensibilità di chi non può averla nonostante lo desideri è ovvio che la correttezza sia già stata superata a destra), state attenti non solo ai contenuti che postate sui vostri account social, ma anche a quanto pubblicano i vostri diretti congiunti.
In Sudafrica, Nike ha deciso di chiudere temporaneamente i propri negozi dopo che il marito di una dipendente aveva postato un video razzista sul proprio account. I vertici locali del gigante dello sportswear temevano “riots”, cioè disordini, e danni, per i propri negozi. Lo scorso aprile, la stessa iniziativa era stata presa da H&M su consiglio dei suoi legali, dopo l’uscita di una pubblicità – oggettivamente cretina, chi sa chi l’avesse approvata – in cui un ragazzino di colore sfoggiava una felpa con cappuccio sotto la scritta “the coolest monkey in the jungle” (“la scimmia più cool della giungla”).
A vent’anni dalla fine dell’apatheid, il tema della correttezza politica, cioè l’attenzione alla sensibilità degli ostracizzati di un tempo, rimane altissima in tutto il Sudafrica, ma non solo lì. Ogni minoranza culturale, sociale o sessuale, vera o presunta, sta reclamando uguale trattamento, anzi un trattamento speciale. Sfiorando, non di rado, il ridicolo (“se questa roba del buco anteriore passa in Italia, mi suicido”, ha scritto Paola Concia su facebook). In ogni caso, avvertite mogli, mariti o fidanzati di stare in campana. Ci manca solo di perdere il lavoro, di questi tempi, per un video sulle coscione della vicina stesa al sole.