Un altro grande traguardo raggiunto da Musumeci nella conferenza stampa di fine anno sembrava, per molti, impossibile. Riunificare il gruppo parlamentare del Pd. Quello che nelle ultime settimane si è fatto la guerra. Quello in cui la nuova maggioranza dei “renziani”, che ha trovato sponda nel neo segretario Davide Faraone, aveva messo in stato d’accusa il capogruppo Giuseppe Lupo. Sono bastate poche dichiarazioni, quelle di Musumeci appunto, a rinsaldare l’animo democratico: “Noi abbiamo messo in conto da diversi mesi di aprire un confronto con le opposizioni, poi quando ci dobbiamo confrontare sorgono mille problemi e non si capisce perché. C’è una parte del Pd che ha mostrato senso di responsabilità, spero che tutto il Pd si renda conto che in un momento di drammatica realtà serva l’impegno da parte di tutti”. Poi, parlando di manovra, ha calcato la mano e ricucito le interiora di un partito dilaniato dal congresso: “Dopo il Bilancio c’è il collegato come strumento per confrontarsi con ogni gruppo parlamentare. Lo abbiamo detto al M5s e al Pd, a tutti e due i Pd, e a Sicilia Futura. Da parte nostra c’è la buona volontà per confrontarci”.
Il risultato? Pregevole. “Il presidente della Regione faccia il presidente della Regione e non si occupi delle faccende interne al Pd – ha detto il capogruppo Lupo – Nessun esponente del nostro partito ha avuto intese con il presidente Musumeci. Lasciare intendere che ci possano essere “due Pd”, o che una parte del Pd possa avere attivato intese, non fa onore al presidente della Regione”. Ancora più chiara la posizione di Nello Dipasquale, renziano della prima ora e, a questo punto, ex dissidente: “C’è un solo gruppo parlamentare del Pd all’Ars ed abbiamo una posizione chiara: siamo all’opposizione del governo Musumeci”. Come riunire un partito sotto le feste.