Sullo sfondo della fusione centrista fra l’autonomista Lombardo e il civico Lagalla (con l’apporto di Gianfranco Micciché), s’intravede una volontà chiara: raccogliersi attorno a un progetto, quello di Forza Italia, che in questa fase storica garantisce consenso e posizioni. Il leader del Mpa, dopo aver siglato il nuovo accordo con il sindaco di Palermo e l’ex presidente dell’Ars, e alla vigilia della federazione nazionale con il partito di Tajani, ha incassato la nomina di un “fedelissimo” al Dasoe, il dipartimento Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla Salute. Non può trattarsi di una coincidenza. Nelle stesse ore, peraltro, Lombardo ha spianato la strada della ricandidatura a Schifani, facendo abortire qualsiasi ipotesi su un’operazione di disturbo. Almeno a parole.
L’orbita dei berluscones, però, è affollata di pianeti in movimento: prima del movimento di Lombardo – dovrebbe chiamarsi Sicilia sì, o in alternativa RiGenerazione Sicilia – quello spazio era occupato da Totò Cuffaro. E in parte lo è ancora. Cuffaro e la sua Dc erano stati i primi a offrirsi come compagni d’avventura di Forza Italia nella campagna elettorale verso le Europee. Ma Schifani, in quel caso, non era riuscito a fare molto rispetto ai diktat di Tajani e di Caterina Chinnici, che nel nome della legalità e del giustizialismo, non avrebbero potuto permettere a un ex detenuto per favoreggiamento – nonostante abbia scontato la pena con 5 anni di carcere – di condividere il loro stesso simbolo sulla scheda elettorale. Specie con la Chinnici nel ruolo di capolista nelle Isole.
E così Cuffaro è rimasto in disparte, deluso e un po’ risentito, salvo far confluire i propri voti sulla figura di Massimo Dell’Utri, candidato di Noi Moderati – ironia della sorte – all’interno del listone di Forza Italia. Dei voti di Cuffaro hanno beneficiato tutti, a partire dall’ex magistrato (ed ex Pd) eletto a Bruxelles grazie alla rinuncia di Tamajo. Il leader della Democrazia Cristiana, trattato da vero “reietto”, tuttavia ha continuato a garantire un sostegno incondizionato al presidente della Regione, invitandolo a celebrare insieme la Festa dell’Amicizia di Ribera e sostenendo a 360° la sua azione di governo. Lombardo & Co., in nome e per conto della Chinnici, ha raggiunto l’obiettivo senza troppe complicazioni. E’ riuscito in ciò che ha visto Cuffaro fallire, col risultato di sottrarre allo storico rivale – nonostante i passi avanti nel percorso di riappacificazione – il ruolo di prima spalla.
Non è un mistero, e nemmeno un azzardo, sostenere che la potenza di fuoco messa in campo dal Mpa, e in parte da Lagalla e da Miccichè, possa rappresentare la seconda forza moderata della Sicilia. La Dc, accreditata del 6,5 per cento alle ultime Regionali, dovrà trovare conforto sotto un altro tetto: quello di Noi Moderati. Un contenitore senza storia, che ancora oggi offre dimora ai cespuglietti di centro (compresi quelli inesistenti come l’Udc), ai leghisti pentiti ed, elezione dopo elezione, vede restringere il numero dei propri rappresentanti (in Sicilia si è appena palesata la Caronia). E’ l’unico partito della maggioranza di governo senza ministri e, nell’Isola, senza assessori. La Dc, in Sicilia, è molto più imponente; più attrattiva, più rappresentata nelle giunte e nei consigli comunali. Da questo momento, però, rischia di doversi accontentare del ruolo di “pianeta minore”.
Cuffaro, su Live Sicilia, manifesta qualche sospetto sulla nuova formazione: “Se l’intento è confluire in Forza Italia, non li capisco. Mi auguro che vogliano far crescere il centro parallelo e indipendente, dove c’è la Dc e dove c’è Noi Moderati”. E ancora: “Sono un amico sincero e leale di Renato Schifani e spero che anche loro siano leali”. Totò peraltro ritrovarsi nella strana posizione di accogliere, in questa federazione con Lupi e con Romano (e fomentata da un pezzo di FdI per cercare di contrastare l’avanzata forzista), un acerrimo rivale degli ultimi anni: quel Cateno De Luca che, dall’alto delle sue invettive, fino a ieri dava la caccia alla banda bassotti della politica. Sarebbe una strana combinazione, l’ennesimo prodigio di Raffaele Lombardo. Che dopo aver fallito le due operazioni con la Lega – dando la colpa a Matteo Salvini e Luca Sammartino – ha trovato lo spiraglio giusto per garantirsi una posizione di maggioranza all’interno della stessa maggioranza. Cosa che fino a ieri, francamente, non era.
L’ex governatore di Grammichele, anche nella prospettiva – lontana – di elezioni Politiche, grazie all’alleanza con Forza Italia potrà ambire a entrare nelle liste bloccate con più facilità; e con maggiori chance di quelle di cui godono i cuffariani per il tramite di Noi Moderati. Anche nel risiko delle prossime elezioni provinciali, semmai dovessero svolgersi, Lombardo da una posizione di vantaggio rispetto al ‘rivale’, anche se il centrodestra dovesse scegliere di presentare liste unitarie; e potrà fare la voce grossa in occasione del primo rimpasto utile, reclamando una seconda casella in giunta.
Al centro c’è un grande ingorgo, ma soprattutto non c’è più spazio. E’ finito. Anche se Lagalla dice che “noi vogliamo inglobare nuove sensibilità” e spera nel risorgimento di un Terzo Polo, un’operazione fin qui maledetta. A occupare il centro, almeno in Sicilia, sono quelli di Forza Italia e del Mpa. A destra è territorio patriota. Per tutti gli altri diventa difficile muoversi. Lombardo l’ha capito e ci si è tuffato a pesce (“Siamo nel centrodestra, non vogliamo attaccare nessuno dei nostri alleati ma soltanto dare più forza alle nostre proposte”). Cuffaro ci aveva provato per tempo, ma è stato superato. E’ una sfida che varca il tempo e le frontiere. Con una sola certezza: amici mai.