Le proposte di riforma si sono esaurite con l’Irsap, approvata oggi dall’Assemblea. Il resto della politica siciliana, invece, ha un vago retrogusto di propaganda. Un’eterna campagna elettorale, da qui al prossimo autunno, che verrà scandita da alcuni passaggi cruciali come assunzioni e stabilizzazioni. Le assunzioni, in teoria, non si potrebbero neanche fare dal momento che l’ultimo accordo Stato-Regione sulla spalmatura del disavanzo, risalente al 14 gennaio scorso, le “congela” (ma si troverà un modo per derogare). Le stabilizzazioni, specie del personale sanitario e amministrativo che si è occupato della gestione dell’emergenza Covid, sono appannaggio diretto di Roma. In Parlamento si sta lavorando a una serie di emendamenti ad hoc, ma anche i nostri politici sono molto impegnati su questo fronte.
Fioccano dichiarazioni da tutti i partiti. Una per tutte è quella di Vincenzo Figuccia, deputato della Lega: “Chiediamo che il governo regionale, attraverso una norma di buon senso, proroghi tutti i contratti di collaborazione del personale reclutato dalle aziende ospedaliere nell’ambito dell’emergenza epidemiologica – ha detto Figuccia -. Se, come sta accadendo, la pandemia torna a fare numeri preoccupanti, se le varianti continuano a crescere, se le inoculazioni booster tornano a rendersi necessarie, va da sé che la Regione Siciliana, alla stregua di quanto ha già fatto la Regione Campania, deve procedere senza esitazioni a dare copertura per tutto il prossimo 2022 alle prestazioni erogate da personale sanitario e tecnico-amministrativo assunto”.
Il rinnovo dei contratti del personale Covid è attuale e fa certamente più notizia dei due giorni trascorsi al pronto soccorso di Villa Sofia, “in un lettino e senza una coperta”, da una paziente – ginecologa fra l’altro – colta da un dolore sciatico acuto. O, persino, dell’assenza di un punto nascite a Sant’Agata di Militello, che forse avrebbe evitato la morte di un neonato dopo che la madre ha partorito in autostrada, in una piazzola dell’A20 Palermo-Messina, mentre cercava di raggiungere l’ospedale più vicino. Quest’ultimo elemento di cronaca, fortemente rimarcato dalla maggioranza (Micciché ha chiesto di “rivedere l’organizzazione dei territori e la mappa dei punti nascita”) e dall’opposizione, ha ricevuto l’attenzione e una secca precisazione da parte dell’assessore Razza; ma, tuttavia, passano in secondo piano rispetto alla proroga o stabilizzazione di 9 mila collaboratori. Gli infermieri, ad esempio, passeranno a un contratto a tempo indeterminato. Mentre sarà più complicato per i medici specializzandi: c’è un atto un tentativo di sanatoria affinché l’esperienza Covid venga riconosciuta alla stregua della scuola di specializzazione. Diversamente non potranno (ri)mettere piede negli ospedali.
Anche il personale amministrativo può lecitamente sperare. Il grillino Steni Di Piazza ha presentato un emendamento alla Legge di Stabilità che prevede la possibilità di “stabilizzare il personale amministrativo, tecnico e informatico reclutato a tempo determinato, anche con incarico di lavoro autonomo ovvero di collaborazione coordinata e continuata”. Mentre le parlamentari siciliane di Forza Italia, Urania Papatheu e Gabriella Giammanco lavorano affinché per la stabilizzazione basti aver completato 12 mesi di contratto durante la pandemia, anziché i rituali 18. “Così tutti gli amministrativi siciliani ci rientrerebbero”. Tutto perfetto: la pandemia è in corso, i casi hanno ripreso ad aumentare e gli ospedali, che devono garantire anche altre cure, sono sempre alle prese con problemi d’organico: quale occasione migliore per rinfoltirli?
Ma l’attività di governo, in questa fase storica, sta concentrando le proprie attenzioni solo sul personale. Negli ultimi giorni è stato adottato in giunta, e trasmesso all’Aran, il piano di rinnovo contrattuale per i dipendenti regionali. Qualora venisse approvato, verrebbero liberati i 52 milioni di euro appostati all’uopo nell’ultima Finanziaria: significherebbe un aumento di stipendio fra 90 e 140 euro a funzionario. Non è tutto: a pochi giorni da Natale, infatti, il personale della Regione si è visto recapitare un “regalino”. Si tratta del pagamento degli straordinari e dei premi (che però verranno liquidati a marzo, dopo la valutazione dell’Oiv sui risultati raggiunti da ognuno). Ma la strenna – annunciata – non piace al Movimento 5 Stelle: “I dipendenti regionali sono fannulloni o meritano un premio? – s’è chiesto il capogruppo all’Ars, Giovanni Di Caro – Il presidente Musumeci si metta d’accordo con se stesso. Un giorno si sveglia e li definisce ‘incapaci e inetti’ aggiungendo che ‘vanno sanzionati’, come disse testualmente il 21 luglio 2020. A distanza di un anno e mezzo, proprio in questi giorni, forse animato dallo spirito natalizio, si trasforma in Babbo Natale e distribuisce a tutti i premi di rendimento”. “Musumeci – afferma ancora Di Caro – ci dica come è avvenuta la trasformazione dei dipendenti da ‘incapaci’ a bravissimi e quali sono stati i criteri – ci auguriamo basati sul merito – adottati per l’attribuzione dei premi di produttività. Il sospetto che quella del presidente sia una conversione sulla via delle urne, purtroppo, è fortissimo”.
Non ci fossero le urne sullo sfondo, tutto apparirebbe più sensato. Ma così non è, agli occhi delle opposizioni. E dei siciliani. Restando al personale, non s’è più parlato – ad esempio – del recepimento delle norme nazionali in materia di dirigenza pubblica, che farebbe saltare la cosiddetta “terza fascia” a favore di una fascia unica, con la possibilità di regalare ai più meritevoli, attraverso concorso, un avanzamento di carriera. Si chiama riqualificazione della burocrazia. Una prospettiva avanzata a più riprese da Roma, che ne accenna nell’ultimo Accordo Stato-Regione; ma anche dei sindacati. Qualche giorno fa, la federazione Ciad-Csa-Cisal ha inoltrato al governo una proposta di riforma della Pubblica amministrazione, giacché “la riforma dell’Amministrazione regionale e la riclassificazione del personale sono obiettivi ormai improcrastinabili per la Sicilia, anche per non perdere le opportunità del Pnrr”.
La Sicilia, però, ha già deciso di ovviare a questa problematica gestendo concorsi in coabitazione con Roma. Come quello che consentirà l’assunzione di 83 super esperti, entro il 31 dicembre, per occuparsi di programmazione comunitaria. O come i 300 tecnici, in parte da delocalizzare nei Comuni, che avranno un contratto a tempo determinato (per tre anni) e dovranno fare da contraltare alla moria di funzionari in grado di gestire l’enorme massa (progettuale ed economica) garantita dal piano nazionale di ripresa e resilienza. A proposito di Pnrr: ai mille discorsi sulle assunzioni, non ne sono seguiti (altrettanti) sui progetti messi in campo dalla Regione per drenare i 20 miliardi promessi. Al netto di qualche bocciatura o di qualche partecipazione a bandi già indetti dai ministeri, nemmeno dalla Cabina di regia creata da Armao emerge niente sull’orientamento e la pianificazione della Sicilia. Forse, oltre a mancare gli addetti, mancano pure le idee.
Le attenzioni di Musumeci & Co. sono proiettate altrove. Nel caso del governatore, ad Atreju, dove è in corso di svolgimento la festa nazionale della destra organizzata da Giorgia Meloni. Il presidente della Regione interverrà giovedì per partecipare a un tavolo sui migranti. L’occasione è buona per stringere nuovi accordi con la leader di FdI, in vista del gran ballo di fine anno (2022) dove Diventerà Bellissima potrebbe optare per la creazione di liste uniche, in modo da portare a casa qualche parlamentare anche alle prossime Politiche.
Eccola la propaganda. Da che mondo è mondo, detta i tempi, gli schemi, persino le maglie di gioco. Ad esempio, in piena campagna elettorale è sconveniente riproporre e aggiornare il disegno di legge sui rifiuti (una delle prima promesse del governo in carica) che rischia di dividere i partiti della maggioranza più di quanto non lo siano già. Però ci si lamenta che il business è rimasto in mano ai privati e che le grosse città metropolitane, come Palermo o Catania, non riescano a spingere la differenziata oltre il 15% (e si ritroveranno a pagare più Tari per il trasporto all’estero). Piuttosto, è molto più comodo proporre altre variazioni di Bilancio per assicurare gli ultimi stipendi ai precari e, ad enti e associazioni “del territorio”, le classiche mancette di fine stagione. Sopravvivenza fa rima con propaganda.