Con una lettera al direttore del Foglio, Luigi Di Maio, evocando una vicenda simbolica (l’arresto nel 2015 del sindaco di Lodi, Simone Uggetti, che qualche giorno fa è stato assolto dalla Corte d’Appello di Milano) prova a chiudere simbolicamente la stagione delle gogne. “Ricordo bene quei giorni in cui la notizia del suo arresto portò diversi partiti italiani a chiederne le dimissioni – esordisce il Ministro degli Esteri, ex capo politico dei Cinque Stelle – Nella stessa piazza, e nello stesso week-end, prima il Movimento 5 stelle con la mia presenza e il giorno dopo la Lega di Matteo Salvini, con Calderoli, organizzarono dei sit-in contro il dottor Uggetti fino a spingerlo, un mese dopo l’arresto, alle dimissioni. Con gli occhi di oggi ho guardato con molta attenzione ai fatti di cinque anni fa. L’arresto era senz’altro un fatto grave in sé, che allora portò tutte le forze politiche a dare battaglia contro l’ex sindaco, ma le modalità con cui lo abbiamo fatto, anche alla luce dell’assoluzione di questi giorni, appaiono adesso grottesche e disdicevoli”. Di Maio scrive di voler “aprire una riflessione”, ricordando che “il periodo dell’arresto di Uggetti coincise con le campagne elettorali che nel 2016 coinvolsero le città di Roma, Torino, Napoli, Milano e Bologna” e riconoscendo che “anche io contribuii ad alzare i toni e a esacerbare il clima”.
“La campagna di attacchi proseguì per settimane e si allargò al governo centrale – continua Di Maio – Sono fortemente convinto che chi si candida a rappresentare le istituzioni abbia il dovere di mostrarsi sempre trasparente nei confronti dei cittadini, e che la cosiddetta questione morale non possa essere sacrificata sull’altare di un ‘cieco’ garantismo”. Secondo Di Maio, “il punto qui” è “l’utilizzo della gogna come strumento di campagna elettorale” perché “tutte le forze politiche avevano il diritto di chiedere le dimissioni del sindaco, ma campagne social, i sit-in di piazza, insinuazioni, utilizzo di frasi al condizionale che suonano come indicative, con il senno di poi, credo siano stati profondamente sbagliati. Una cosa è la legittima richiesta politica, altro è l’imbarbarimento del dibattito, associato ai temi giudiziari”.