“Ho contestato il metodo: le primarie avrebbero animato la società civile. Quando ha ritirato la sua candidatura, l’ho chiamato e gli ho detto: ‘Adesso torni in corsa, ti sei liberato dai lacciuoli'”. Da buon padre di famiglia Leoluca Orlando indica la strada a Franco Miceli per prendersi Palermo. Anche se lo avverte sulle conseguenze che un cambio repentino di ‘visione’ potrebbe avere sulla città: “Non c’è nessuna possibilità di un altro me – ha detto il sindaco uscente a Repubblica -: la città in nome dell’emergenza mi ha delegato lotta alla mafia e riparazione dei rubinetti, assunzione del personale e relazioni internazionali, intransigenza e misericordia, trasformandomi in personaggio contraddittorio. Nessuno ha pagato più di me: per questo sono insostituibile”. Da cosa prendono le distanze Miceli e i partiti? “Chi mi giudica oggi ha un interesse elettorale a dimenticare il passato, ma io vengo da due anni di pandemia. E sono da due anni senza maggioranza. Nel 2019, con la città in rinascita, mi sono fatto due conti. Avrei dovuto dimettermi: non l’ho fatto”. E infine: “Questa città in larga parte è più indietro rispetto alla mia visione. Lo dico con sofferenza e perché so che oggi è più vicina a quello che era il mio obiettivo”.