Si sarebbe voluto dimettere dopo la votazione dei grandi elettori per il Quirinale, in cui si piazzò terzo alle spalle di Miccichè e Di Paola, capogruppo dei 5 Stelle. Era una furia, ma qualcuno lo convinse a restare, facendogli cambiare versione: ‘azzero la giunta’. Poi non toccò neppure un assessore.
Si sarebbe voluto dimettere alla vigilia della sessione di Bilancio, stretto nella morsa degli alleati che avevano già deciso di non sostenerlo. “Mi risulta anche una telefonata alla segreteria di Silvio Berlusconi: chiedeva di essere ricontattato con urgenza per comunicargli le sue dimissioni”, disse Miccichè in conferenza dei capigruppo. Ma i tempi tecnici per tornare al voto entro l’estate, considerata la scadenza dell’esercizio provvisorio ormai alle porte, non c’erano. Facciamo un’altra volta.
Ma anche oggi Nello Musumeci si dimette domani. O forse no. Il governatore sta approfondendo la questione. L’obiettivo non è garantire l’Election Day – il 25 settembre – facendo coincidere la data delle Politiche con quella delle Regionali. Ma esserci. Da candidato alla presidenza della Regione. Per questo Musumeci ha deciso di attendere l’esito del tavolo politico fra Meloni, Salvini e Berlusconi che si terrà, probabilmente, domani a Roma. E che nel menu include una chiacchierata sulla Sicilia.
La Meloni ha ben altre incombenze: ad esempio, stabilire il metodo per scegliere il prossimo premier (ruolo a cui aspira). E la spartizione dei collegi uninominali, pratica più scomoda che in passato giacché i Cinque Stelle, via referendum, hanno deciso per il taglio di 345 parlamentari fra Camera e Senato. Ma un passaggio sulle Regionali ci sarà. L’obiettivo è difendere la ri-candidatura dell’uscente, ma non a tutti i costi. L’impuntatura di Letizia Moratti in Lombardia, dove è in ballo il bis del leghista Fontana, finirà per irrigidire Salvini. E un Salvini rigido non fa il gioco di Musumeci, né dell’alleanza complessiva. Serve una pax interna alla coalizione, anche se finta. E Meloni farà di tutto per ottenerla.
Oggi la leader di Fratelli d’Italia potrebbe vedere Musumeci, metterlo al corrente delle ultime novità e studiare insieme le strategie. Che prevedono (anche) un piano-B: un seggio blindato al Senato. Il presidente della Regione, nel frattempo, non mostra segnali d’apertura (ma va?!?) nei confronti degli alleati siciliani: in questi giorni, infatti, ha raccolto un ‘no’ praticamente unanime di fronte all’ipotesi di accorpare Politiche e Regionali. I centristi sono dichiaratamente contrari: molti di essi – la Dc di Cuffaro, ma anche Noi con l’Italia, gli Autonomisti e l’Udc – non presenteranno il simbolo per Camera e Senato, e rischiano di pagare a caro prezzo l’effetto trascinamento (dovrebbero convincere gli elettori a votare diversamente sulle schede), rimanendo esclusi anche da Sala d’Ercole. Ma anche Gianfranco Miccichè, che non ha di questi problemi, ha comunicato via Whattsapp al governatore che non se ne parla. La premessa di Musumeci è che, comunque, avrebbe deciso “in piena autonomia”. Ponendo un ulteriore tassello utile allo scontro.
Da parte del presidente non c’è un solo passo avanti nel rapporto, ormai incancrenito, con gli alleati. Le mancate ammissioni di responsabilità sotto il profilo politico e amministrativo, il ricorso ai sondaggi come unico e incontestabile strumento di valutazione del suo operato, le ripicche personali nei confronti di Tizio e Caio, non facilitano la riapertura dei canali diplomatici ormai ostruiti. La scelta di affidare le proprie decisioni al ‘cerchio magico’, e darne comunicazione (se va bene) agli assessori, ha finito per emarginarlo dal gruppo.
La questione più spinosa non è capire quando si voterà. Ma chi sarà il candidato del centrodestra. Appurato questo passaggio, Musumeci deciderà se dimettersi oppure no. Il governatore è consapevole di poter trarre beneficio dall’Election Day: i voti di Fratelli d’Italia sarebbero una manna dal cielo per la rielezione. Ma scegliere “in piena autonomia”, significherebbe sbriciolare quel poco che resta di un’alleanza. E allora meglio rinviare. Come su tutto il resto.