Del “cerchio magico” di Nello Musumeci – oltre agli immancabili Razza e Armao – fanno parte un paio di figuranti. Sono stati fra i primi depositari delle confessioni del governatore, che lunedì pomeriggio s’è sfogato con loro, anticipando il succo della dichiarazione che qualche ora dopo, alla mostra di Sant’Agata, avrebbe scombussolato la politica siciliana: “Tolgo il disturbo”. Marco Falcone e Manlio Messina, oltre alla comprensibile delusione per il rischio (paventato) di poter perdere il loro presidente, hanno beneficiato per qualche ora del riverbero delle sue parole. Il tempo strettamente necessario ai giornali per rilanciare l’ipotesi di una loro candidatura (in prima persona!) per palazzo d’Orleans.
La prima reazione di Marco Falcone, la cui lontananza da Mirabella Imbaccari forse gli ha fatto montare un po’ la testa, all’agenzia sul passo indietro di Musumeci, è stata la telefonata a Licia Ronzulli, ambasciatrice del Cav., che in quelle ore si crogiolava alla festa di Forza Italia all’Addaura. Una chiamata alle armi, dal contenuto quasi indecente: e se fossi io il prossimo candidato alla presidenza? Inutile raccontare la reazione degli astanti. Falcone è lo stesso che ha chiesto a più riprese la cacciata di Gianfranco Micciché e che, con un colpo di stato reso nullo dal regolamento dell’Ars, aveva imposto la nomina di un nuovo capogruppo al posto di Tommaso Calderone. Lo stesso Falcone ormai ospite fisso del cerchio magico, a cui Musumeci riconosce la guida del 55% di Forza Italia. E che per il tramite di Gasparri, nei mesi scorsi, avrebbe provato a tramare per prendersi la leadership del partito. Niente. Anche stavolta rimarrà deluso.
Poi c’è un altro catenese doc come Manlio Messina, che alcuni addetti ai lavori hanno inserito nella terna offerta alla Meloni dai partiti della coalizione pur di farle scaricare l’amico Nello. Un atto dovuto. Il Cavaliere del Suca, il cui passato è noto (parolacce, sberleffi, insulti ai giornali), è entrato nel lotto dei favoriti per compiacere Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e cognato della Meloni, con il quale il Balilla intrattiene rapporti strettissimi, e non soltanto politici. Ma nessuno può davvero sperare, o immaginare, che un politico senza voti come lui, nominato già una volta agli alti ranghi dell’assessorato al Turismo, possa beneficiare di un nullaosta così prestigioso. Cos’ha fatto? Cos’ha dimostrato? Oltre all’infinita volgarità? Lo zero assoluto. Ecco perché, come il compare di Mirabella, si godrà per qualche altro giorno la luce dei riflettori, immaginando un futuro che non gli appartiene. E poi adieu.