Due ministri e pure due ex sull’aereo più pazzo del mondo

Giorgia Meloni (foto Mike Palazzotto)

Aeroporto di Linate, Milano, otto di mattina. Sul volo Ita per Roma salgono alla spicciolata due vicepremier, un ex ministro degli Esteri che fa ancora per poco l’inviato Uenel Golfo e un’ex ministra. Eccoli tutti insieme divisi da pochi posti: Matteo Salvini e Antonio Tajani, i tenori rissosi del governo; Luigi Di Maio, che fu leader del M5s ma anche ministro degli Esteri prima di Tajani nonché gemello diverso di Salvini ai tempi gialloverdi. E poi Mariastella Gelmini, ex big di Forza Italia, già draghiana, eletta con Azione e ora in maggioranza via Maurizio Lupi. L’aereo più pazzo del mondo, governi stratificati come la città di Troia. I quattro si sono salutati fra loro per cortesia, prima di rificcarsi con la testa sugli schermi dei cellulari. La giornata è iniziata così.

Atterrati a Roma, Salvini e Tajani si dirigeranno, a bordo di auto diverse, all’Auditorium della Conciliazione per l’assemblea Generale di Alis (associazione che riunisce e rappresenta oltre 2.300 imprese del mondo della logistica intermodale e sostenibile). Siccome i due in sala non si degneranno di uno sguardo le agenzie di stampa faranno notare la cosa. Dettaglio malizioso che non deve
essere andato giù a Giorgia Meloni. La premier in pubblico continua a sminuire i contrasti tra Lega e Forza Italia, in privato organizza a casa apericene di maggioranza, tuttavia sembra essere stanca – “me so’ scocciata” – di questo andazzo, seppur fisiologico. Sarà dunque abbastanza rivelatrice la nota congiunta dei vicepremier che per smentire “alcune ricostruzioni” precisa che i due “hanno
viaggiato insieme sul volo Milano- Roma delle 8 di oggi e come sempre si sono salutati e parlati con cordialità”. Peccato che subito ecco le motivazioni della Consulta sull’Autonomia, sulla legge che dovrà ritornare in Parlamento dopo essere stata fatta sostanzialmente a fettine. Ecco dunque Tajani esultante pronto a sottolineare il bisogno di correzioni, ma senza fretta perché c’è tempo fino al 2027 perché le priorità ora sono altre, a partire dalla giustizia. E l’altro, Salvini, che invece dà ragione al ministro leghista Roberto Calderoli sulla giusta strada intrapresa. Sullo sfondo c’è una forza, il Carroccio, che si è rattrappita e ritirata al nord e l’altra, Forza Italia, che nel meridione conta ancora un più che discreto bacino di voti e amministratori (Sicilia, Calabria, Molise, Basilicata).

In questa disfida interviene Giorgia Meloni a modo suo: si scopre infatti che la premier ha tenuto per sé la delega per il Sud. Continua su ilfoglio.it

Simone Canettieri per Il Foglio :

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