Ce ne vuole di strada per arrivare al Ponte sullo Stretto. Sia da Palermo che da Catania bisognerà immergersi nelle due direttrici che conducono a Messina, cioè l’A20 e l’A18, che però al momento non godono di ottima salute. Tutt’altro. Né la riapertura della galleria all’altezza di Letojanni (dopo la frana del 2015), tanto meno quella del Viadotto Ritiro (dopo 12 anni) hanno ripristinato la normalità lungo la Catania-Messina, che specie nelle ore di punta e durante le giornate del controesodo, fa registrare chilometri di fila. Specie all’altezza di Giarre e di San Gregorio. Il Consorzio Autostrade Siciliane ha chiuso per tutto il mese di agosto i punti di ricarica del Telepass, da Buonfornello a Giardini Naxos, ma questo serve “solo” a misurare la pazienza dei viaggiatori: pochina.

Sulle arterie gestite dal Cas ci sono ben altre pecche, che lo stesso direttore generale del Consorzio, Calogero Franco Fazio, ha evidenziato nel corso di una intervista rilasciata a Messina Today. Fazio, con un passato al Dipartimento Turismo, ha aperto uno squarcio sul malgoverno di chi ha gestito il “carrozzone” negli anni, senza mai assicurarsi di portare avanti la regolare manutenzione delle infrastrutture affidate al suo controllo: oltre alle due accennate sopra, c’è anche il tratto della Siracusa-Gela che arriva fino a Modica. Il viadotto Ritiro è solo la punta dell’iceberg di un’infrastruttura che paga anni di mancati lavori. “L’A20 – ha detto Fazio senza troppi giri di parole – si può paragonare a un’autostrada di montagna. Le criticità venute a galla dopo i continui monitoraggi sono gravi. Basti pensare che su 41 gallerie solo 3 risultano in linea con il decreto legge del 2004 che ha fornito le linee guida da rispettare in termini di sicurezza. Stiamo lavorando per impianti antincendio, areazione e videosorveglianza, ma ci vorrà tempo e soprattutto soldi”

Alle gallerie si aggiungono i viadotti. Detto del Ritiro, che ha garantito la ripresa della regolare circolazione (da giorno 9 sarà attiva la doppia carreggiata), “le ispezioni hanno portato alla luce problemi su quasi tutti i viadotti da Messina a Sant’Agata di Militello che non hanno manutenzione da decenni – dice Fazio -. Al momento si circola al centro della carreggiata per limitare i problemi ed evitare la chiusura dell’arteria, opzione impossibile vista la mancanza di una viabilità alternativa. Abbiamo stanziato 40 milioni per proseguire le attività di verifica, ma non basta”. La rete viaria fa acqua da tutte le parti: “Per rendere adeguate agli standard europei le nostre autostrade – aggiunge Fazio – servirebbero almeno due miliardi”.

Per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, Palazzo Chigi ha “requisito” alla Sicilia un miliardo e trecentomila euro a valere sui Fondi di Sviluppo e Coesione. Saranno la quota di co-finanziamento per la realizzazione dell’opera che, inizialmente, aveva suscitato la reazione inferocita di Schifani (poi rientrata e derubricata a un mero “errore di comunicazione”). Facile fare i calcoli. E non è un mero esercizio di benaltrismo. Prima dell’infrastruttura più blasonata, l’Isola avrebbe bisogno di una serie d’interventi mirati che consentano di snellire le criticità legate ai collegamenti più problematici. Ma spesso anche il Cas se ne dimentica, decidendo di destinare quote non irrisorie (120 mila euro per 24 mesi) a progetti di comunicazione istituzionale da veicolare attraverso i social media. L’obiettivo di una nota agenzia palermitana, risultata affidataria del servizio, è gestire “il servizio di comunicazione, avente ad oggetto l’attivazione di canali di comunicazione social o di messaggistica dedicata con i quali rendere all’utenza delle tratte autostradali in concessione”.

In linea generale Fazio dice di aver “trovato gente seria e competente che lavora con passione e professionalità e devo dire che ho imparato che non bisogna mai fidarsi dei pregiudizi. L’opinione pubblica è influenzata da un passato opaco dell’Ente ma io guardo avanti. Peccato che la nostra pianta organica non sia per nulla adeguata, manca più del 50% di dipendenti. Ne contiamo 300 e circa 220 sono esattori, servono altre figure tecniche e amministrative”. Un elemento, questo, su cui battono forte le sigle sindacali. Che trovano anche il tempo di applaudire alla riapertura del viadotto Ritiro, sebbene nel tempo i costi siano lievitati: “Ci sono voluti ben 12 anni di lavori e 68 milioni di euro, ben 25 in più rispetto agli iniziali 43 dell’aggiudicazione della gara”, hanno fatto sapere dalla UIL Trasporti. La stessa Regione ha ammesso che “i lavori sono stati realizzati dalla Toto Costruzioni Generali e sono costati complessivamente 68 milioni di euro, dei quali 51 milioni a carico del bilancio del Cas, 14 milioni finanziati dalla Regione con fondi a valere sulla programmazione Fsc 2014-2020 e 3 milioni a carico dello Stato per il “caro materiali””. Mentre per la nuova galleria artificiale di Letojanni “i lavori sono stati realizzati dalla Struttura contro il dissesto idrogeologico, di cui il commissario è lo stesso presidente della Regione, per un importo di 16,3 milioni di euro del Fsc 2014/2020”.

Al netto delle cifre, degli applausi e delle solite inaugurazioni fuori dal tempo, con l’assessore Alessandro Aricò a fare da cerimoniere, bisognerà correre. Per evitare che code e rallentamenti chilometrici tengano banco nella solita estate bollente. Dove persino i turisti, sballottati da un capo all’altro della Sicilia (anche) dalla cenere vulcanica dell’Etna, possano notare queste profonde discrasie fra ciò che è la realtà e il modo in cui viene rappresentata.