Il partito dell’onestà-tà-tà non sopporta che qualcuno l’abbia rimpiazzato nella lotta al malcostume. E così cerca di sfuggire al dibattito sul Reddito di cittadinanza, e sulla necessità di una revisione completa di questa misura assistenzialista, facendo dichiarare a Giuseppe Conte che “negli ultimi due anni si sono registrate 15 miliardi di truffe a danno dello Stato” e “di queste meno dell’1% – comunque inaccettabili – sono legate al RdC”. Ah beh, se questi sono i numeri lasciamo il mondo per com’è, verrebbe da dire. E invece no. Perché i numeri sono altri e ce li ha sbattuti in faccia l’ultimo rapporto dei Carabinieri, che dal 1° maggio al 17 ottobre ha rilevato una truffa da 20 milioni e un esercito di quasi 5 mila furbetti. Gente disposta a tutto pur di accaparrarsi l’assegno. Una misura introdotta dal governo gialloverde, di cui il Movimento 5 Stelle rivendica la paternità e l’eredità. Guai a cancellarla.
Secondo Conte, leader politico dei nuovi grillini “di governo”, “chi compie questi abusi finisce per dar voce anche a chi, irresponsabilmente, sogna di eliminare uno strumento di dignità e civiltà che – come riconosciuto anche da organismi internazionali – ha fornito una protezione sociale irrinunciabile durante la pandemia”. Se ci fosse un elenco di divinità da adorare, il Reddito di cittadinanza sarebbe in cima alla lista. Già lo è. Ha garantito al M5s diritto di cittadinanza in parlamento e nel Paese. Almeno in quella parte di Paese che ha barattato un’occupazione – che di questi tempi non è facile trovare – al divanismo. Ne è prova lampante un altro rapporto, stavolta dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Palermo: a fronte degli 80 mila disoccupati dell’intera provincia (dati Istat), “emerge che le imprese non riescono a trovare personale disposto a lavorare, soprattutto nei settori dell’edilizia per i numerosi cantieri del “Superbonus 110%”, della ristorazione che è tornata a pieno ritmo, del trasporto merci e dei servizi alla persona, nonché della metalmeccanica per la manodopera specializzata. Risulta un fabbisogno totale scoperto di circa 60 mila unità”. Se il meccanismo delle politiche attive del lavoro, che i Centri per l’impiego dovrebbero agevolare, funzionasse a pieno ritmo, la disoccupazione sarebbe quanto meno dimezzata. Invece non è così.
“Secondo l’elaborazione effettuata dai Consulenti del lavoro su dati Inps e Anpal, a fronte di questa significativa offerta di occupazione, a Palermo e provincia ci sono 67.473 famiglie con 182.530 componenti che beneficiano del Reddito di cittadinanza; di questi soggetti, circa 40 mila hanno già sottoscritto il Patto per il lavoro e sono stati presi in carico dai Centri per l’Impiego”. Aver sottoscritto un Patto per il Lavoro è solo il primo passo verso la ‘redenzione’. Cioè essersi resi disponibili. Poi – ma questo ai Centri per l’Impiego non riesce – bisognerebbe offrire delle opportunità lavorative, di fronte alle quali il beneficiario del sussidio è libero di dire sì o no. Al terzo rifiuto, in teoria, il beneficio decade (con la riforma pensata dal governo Draghi l’ultima chiamata utile sarà la seconda). Ma è tutto rimasto annacquato e raramente la filiera si completa. Sempre più spesso i beneficiari attendono che scadano i 18 mesi “ordinari” per procedere alla proroga automatica del beneficio. E riescono ad ottenerla senza fiatare.
Ma questa è solo una parte del problema. Perché a monte viene il popolo dei furbetti: dal 70enne che gira in Ferrari per le strade di Avellino, all’uomo di Caserta che s’inventa figli e famiglia, passando per gli ottanta napoletani contigui alla criminalità organizzata, o per i pusher di Palermo – tra cui molti incensurati e qualcuno con precedenti di mafia – che smerciano stupefacenti e nel frattempo vivacchiano (e trovano copertura) con l’assegno di Stato. Questo accostamento non è più tollerabile, eppure si ripropone. Nell’ultima operazione dei Carabinieri allo Sperone, 34 dei 57 arrestati – oltre la metà – percepiva il sussidio. Come fai a spiegare ai ‘veri poveri’, o agli italiani di buon senso che questi truffaldini sono la minoranza? E che questa minoranza non occulta il valore sociale della misura? Impossibile. “Come M5S – dichiara il solito Conte – abbiamo già sollecitato e ottenuto nuovi interventi nella legge di bilancio per controlli più rigidi e una prevenzione più efficace”. Ma i Cinque Stelle – al netto dei controlli, difficili quanto necessari – faticano a centrare il cuore del problema. In altri tempi avrebbero gridato allo scandalo, ora si limitano ad analizzare le frodi legate al Rdc come un semplice effetto collaterale. Sicuramente di minor impatto rispetto alle truffe messe in atto da “evasori fiscali e politici corrotti”.
D’altronde è la “loro” misura, e sconfessarla significherebbe ammettere di aver fallito. Renzi l’ha detto in maniera più feroce: “Il Reddito di cittadinanza condanna alla povertà permanente, uno diventa dipendente dal politico, specie al Sud, e alimenta il voto di scambio. E’ allucinante”. I risultati conseguiti alle scorse Politiche dal M5s, non replicabili nell’attuale contesto politico, sembrano confermare l’intenzione. Il Movimento ha avuto un successo straordinario nei territori più poveri, che – come si è visto chiaramente – hanno beneficiato della misura in maniera più massiccia (Campania e Sicilia su tutte). Ma, esaurito l’effetto dirompente della ‘novità’, e complici alcuni peccati di coerenza, è calato ovunque. Anche nell’Isola, dove nel frattempo è cresciuta a dismisura la platea dei percettori: 708 mila secondo gli ultimi dati aggiornati. Per un costo di 1,7 miliardi annui (che rispetto agli 8-9 dispensati in tutta Italia è una signora cifra).
Allontanare il dibattito da una prospettiva ideologica, e dagli equilibrismi delle forze di governo, sarebbe il miglior viatico per giungere a un lieto fine. Ma sappiamo bene che in Italia, e soprattutto in questa fase, è impossibile. Così come è impossibile isolare i furbetti, sempre crescenti: dal 2019 sono 123 mila le revoche dell’assegno. Sempre troppo poche rispetto a un fenomeno che di questi tempi sta dilagando: sono 41 i milioni percepiti indebitamente nell’anno della pandemia, rispetto ai 7 del 2020. E’ come una palla di neve che durante la discesa a valle s’ingrossa, diventando una valanga. Chiudere gli occhi di fronte a questo fenomeno non rende un servizio al Paese. Soprattutto se a farlo è il M5s, che ha occhi per tutto. Persino Luigi Di Maio, il padrino del Reddito, è tornato a interrogarsi: “Come in tutti i paesi del mondo, quando si crea uno strumento del genere è giusto poi fare un tagliando e si mettano a punto tutti i meccanismi che servono per farlo funzionare meglio”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri a Radio 24. Aggiungendo però un dato reale, su cui riflettere: “I partiti che usano il Reddito di cittadinanza come scusa per attaccare il MoVimento 5 Stelle, dimenticano di raccontare una verità: tutte le forze politiche di maggioranza hanno votato a favore del suo rifinanziamento”. Cosa non si fa per amore del governo Draghi…
Intanto dalla Sicilia arriva l’ennesima fregatura: i carabinieri di Sciacca hanno denunciato nove persone per l’indebita percezione del bonus. Avevano omesso di comunicare all’Inps di essere sottoposti a misure cautelari personali, e hanno continuato a percepire il sussidio in maniera illecita. Alcuni di loro erano sottoposti, addirittura, agli arresti domiciliari. Il danno economico a danno dello Stato è stato quantificato in 80 mila euro. Da qualche parte è pronta l’obiezione: ma davvero ci si indigna per così pochi soldi? Onestà, onestà, onestà.